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Così in Messico si dibatte della famiglia

Le recenti dichiarazioni del presidente messicano Enrique Peña Nieto di metà maggio scorso, nelle quali ha dichiarato di voler introdurre il matrimonio paritario per le coppie LGBT in Messico, hanno riunito più di mille organizzazioni non governative messicane per difendere la famiglia. Ciò che più ha urtato l’opinione pubblica e i cittadini messicani è il fatto che esplicitamente il Presidente Peña Nieto, in più di una occasione durante la sua campagna presidenziale del 2012, aveva fermamente affermato di non volerlo fare, di considerare il matrimonio e la famiglia quello tra uomo e donna, senza perciò discriminare nessuno.

La nuova coalizione civile “Fronte Nazionale per la Famiglia” (FNF) è determinata a combattere contro quella che appare sempre più una ‘imposizione’ al termine del mandato presidenziale. Il FNF si oppone anche ai progetti di educazione scolastica che vorrebbero insegnare ai bambini la positività di “varie forme di famiglia”, a scapito delle affermazioni ribadite in tutti i documenti internazionali sui diritti umani dei genitori, dei bambini e della famiglia stessa. Le dichiarazioni e le iniziative del Presidente Peña Nieto appaiono sempre più un attacco contro le radici cristiane della nazione, il senso comune e i “diritti dei bambini” messicani.
L’uno e il 2 giugno scorsi, molte organizzazioni famigliari in diversi Paesi del mondo hanno voluto testimoniare la propria solidarietà al popolo messicano. In Argentina, Cile, Colombia, Spagna, Italia, Ecuador, Spagna, El Salvador, Guatemala, e a Washington come a Mosca, c’erano decine e talvolta centinaia di persone davanti alle ambasciate messicane. Allo stesso tempo, il web è stato preso d’assalto dai tweets e hastags tipo #DefendemosLaFamilia (Difendiamo la famiglia) e #YoDecidoXLaFamilia (Io sto con la famiglia).  In Messico, più di 30 stati hanno contemporaneamente dichiarato il proprio sostegno della famiglia.
La complessità della situazione sociale ed economica del mondo si fa ogni giorno più caotica, tuttavia permane una grande fiducia nel futuro ed entusiasmo a promuovere e, nel caso come in Messico difendere, il futuro della cellula fondamentale della società. Purtroppo c’è da notare che si diffonde sempre più una malsana moda tra i politici a tutte le latitudini, quella di usare strumenti e maggioranze temporanee per violentare quella formazione sociale che le stesse Costituzioni, come la Dichiarazione dell’ONU, chiama precedenti e riconosciute dallo Stato stesso. A pochi giorni dalla commemorazione della Festa di San Tommaso Moro, vale la pena ricordare l’unico vaccino che possa contrastare l’epidemia che pare stia contagiando molti politici: la supremazia della verità sul potere.
Il 5 giugno scorso possiamo dire che abbia vinto in Messico la coalizione della verità, infatti i  principali sostenitori della coalizione pro-famiglia hanno descritto la situazione come un “voto di protesta” contro il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), a cui il Presidente Peña Nieto appartiene. Le elezioni si sono tenute per eleggere i governatori in 12 stati. Secondo i dati emersi il PRI ha perso le elezioni in 7 stati. La stampa messicana ha definito il voto un “duro colpo” e una  “domenica nera” per il PRI.
Non possiamo dire che la coalizione pro famiglia abbia ancora vinto le elezioni, tuttavia è certo che essi hanno prodotto un terremoto enorme nella politica messicana e si preparano a rilanciare proposte ed iniziative in vista delle elezioni politiche e presidenziali del 2018.


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