Era il novembre del 2015 quando la Federazione russa dell’atletica venne accusata di aver dopato i propri atleti. Ad accusarla era la Commissione di Inchiesta dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), società regolata dal diritto civile svizzero, e il ministero dello Sport, presieduto da Vitaly Mutko.
A distanza di 9 mesi la Wada ha deciso che l’intera squadra russa non potrà partecipare alle olimpiadi di Rio de Janeiro, che iniziano il prossimo 5 agosto, e fino a domenica 24 luglio non si saprà se l’intera nazionale russa potrà partecipare ai giochi olimpici. Il motivo, in breve, è che si sospetta ci sia stato una sorta di doping “di Stato”.
Ricostruzioni e fatti di una storia che ricorda i tempi della guerra fredda
LO SPIFFERAIO MAGICO
Il caso è scoppiato a seguito delle dichiarazioni di Vitaliy Stepanov, un ex dipendente dell’agenzia antidoping russa, e Yulya Stepanova, atleta russa mezzofondista che, grazie a “l’eccezionale contributo alla protezione e alla promozione degli atleti non dopati, del fair play e dell’integrità e l’autenticità dello sport“, parteciperà ai giochi. Stepanova, nelle sue dichiarazioni, parlò di “un vasto e regolare uso di doping fra gli atleti russi e i sistemi usati per coprire le loro azioni”. Il sistema usato era infatti quello dello “scambio dei campioni di urina degli atleti dopati e della somministrazione di sostanze dopanti difficilmente rintracciabili nei test ed elaborate nel corso degli anni”. Così, dopo l’inchiesta, la WADA propose la squalifica della nazionale russa di atletica leggera dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che fu approvata nel novembre del 2015 dall’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera (IAAF), e riconfermata lo scorso giugno.
NO TU NO
La pratica, però, non è un caso isolato. Un’altra indagine della WADA ha svelato un programma per dopare gli atleti in occasione delle olimpiadi invernali di Sochi del 2014, dei mondiali di nuoto in Kazan del 2015 e dei mondiali di atletica del 2013 che si svolsero a Mosca. La WADA ha così raccomandato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di impedire la partecipazione dell’intera rappresentanza russa alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il CIO, però, ha dichiarato di “non voler prendere decisioni troppo affrettate”. Nella storia moderna dei Giochi Olimpici non è mai successo che il CIO decidesse che tutti gli atleti di una nazione non possano partecipare alle competizioni olimpiche per violazioni sportive.
RUSSIA VS WADA
Se la posizione della WADA è stata definita dal ministro Mutko come “un complotto“, la parole più attendiste del CIO sono state accolte con riconoscenza: “Siamo grati al CIO per la creazione di un comitato e per il fatto che sta dando l’opportunità di condurre un’indagine con attenzione” e ha aggiungo che “il CIO sta dimostrando delicatezza, facendo attenzione a muovere accuse contro uno stato”, ha detto Mutko giovedì 21 luglio in una conferenza stampa a Mosca.
USCITA D’EMERGENZA
Un’uscita d’emergenza per chi verrebbe estromesso ingiustamente, perché pulito, c’è. Gli atleti russi, anche dell’atletica leggera potrebbero partecipare ai giochi sotto bandiera del CIO se analizzati, negli ultimi mesi, attraverso esami di laboratori antidoping internazionali conformi alle regole della WADA, o se venisse loro riconosciuto “un contributo straordinario all’antidoping”, come è già stato fatto nel caso di Yuliya Stepanova.