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Ecco i veri obiettivi di Bolloré su Mediaset

Vincent Bolloré Tim

Perché nell’arco di quattro mesi, Vivendi ha cambiato decisamente idea e registro sul dossier Mediaset Premium? L’asset è sempre lo stesso, i numeri non sono noti solo ora, anzi da mesi gli uomini di Vincent Bolloré sono a Cologno Monzese per definire strategie (girava il nome di Marc Heller quale nuovo ad, in arrivo dal mondo Sky) e soprattutto per razionalizzare i costi di una pay tv mai in utile dal 2005, anno della sua fondazione. E soprattutto i rapporti tra la famiglia Berlusconi e i Bolloré sono consolidati da anni, anche grazie al ruolo di consigliore di Tarak Ben Ammar, guarda caso confermato membro del cda del gruppo transalpino e pure rieletto nel board di Telecom Italia, partecipata o di fatto controllata, con il 24,9%, dalla stessa Vivendi.

 

I MOTIVI DEL RIPENSAMENTO

Quindi, per capire il ripensamento su Premium (ha cumulato perdite per 150 milioni tra il 2015 e il primo trimestre di quest’anno obbligando Mediaset e il partner, 11%, Telefonica a ricapitalizzare per 140 milioni), bisogna analizzare l’attività degli ultimi anni dell’azienda teleguidata da Bolloré. Vivendi ha avviato una campagna di acquisizioni all’insegna della diversificazione, puntando però più che all’infrastruttura ai contenuti: ha il 26% di Banjay, uno dei big mondiali della produzione di serie tv e format (partecipato da De Agostini e guidato dall’italiano Marco Bassetti anche dopo l’integrazione con Zodiak) e soprattutto ha fatto bingo nel mondo del gaming online e dei videogame comprando Gameloft ed entrando nel capitale di Ubisoft.

DIFFICOLTA’ E STRATEGIE DI VIVENDI

Tradotto, meglio puntare sul software piuttosto che sull’hardware. Del resto, e va sottolineato, in Francia non è che la Canal+ di Vivendi goda di ottima salute: quest’anno la pay tv perderà 400 milioni, il doppio del rosso atteso per Mediaset Premium. E non potrà contare sull’upside di contenuti che le poteva arrivare dall’accordo (per ora solo commerciale) con la BeIn Sport del gruppo Al Jazeera, stoppato a inizio giugno dall’Antitrust transalpina. L’intesa avrebbe permesso a Canal+ di aumentare l’offerta, ma ora dovrà ripensare tutto.

I CONTI DI MEDIASET PREMIUM

È quindi evidente che i francesi di Vivendi non avessero la bacchetta magica per risanare in un solo colpo la pay del Biscione che, nata per contrastare l’egemonia e il quasi monopolio nel business della televisione a pagamento della Sky di Rupert Murdoch, continua a viaggiare sulla soglia dei 2 milioni di clienti e non riesce ad ampliare particolarmente il proprio bouquet, potendo contare solo sull’esclusiva della Champions League, importante ma al momento non decisiva per fare il salto di qualità e cancellare il rosso. Tanto più che per alzare l’audience, e di conseguenza incassare più spot, anche per l’edizione 2016-2017 della competizione europea, una partita delle italiane in lizza verrà trasmessa dalla rete ammiraglia Canale5. Andando in qualche modo a discapito di Premium che ora offre il pacchetto con Champions&Sport a 24 euro al mese contro i 29,9 euro della rivale Sky (che online e fino all’1 agosto regala pure un televisore).

A COSA PUNTA BOLLORE’

Definiti questi ambiti d’azione si riesce a comprendere meglio la strategia (velata) di Bolloré che punta a far scendere sotto il 30% Fininvest, accontentandosi, per ora, del 15%, salvo poi rastrellare in borsa come fatto nelle recenti operazioni su Gameloft e Ubisoft e piano piano a prendersi l’intera Mediaset. Perché è questo il vero obiettivo, non dichiarato, dal gruppo francese. Del resto sarebbe la naturale conseguenza di un processo che vede coinvolte più società e più Paesi mettendo a fattor comune Vivendi, Telecom e Mediaset appunto, in Francia, Italia e Spagna.

I CONTI E LE SPESE DELLA PAY TV

Del resto, la pay tv funziona in un mercato solo se unico operatore broadcast. Per questa ragione, in Spagna Telefonica (ancora azionista di Premium) ha speso 1 miliardo per comprarsi tutta Digital+, mentre in Inghilterra British Telecom ha speso 2 miliardi per comprare una fetta neppure tanto cospicua dei diritti della Premiere League e provare a contrastare Sky, vero leader europeo grazie alla presenza in cinque mercati, Italia (quello che soffre di più) compreso. E per chiudere il cerchio non è detto che ora Murdoch vista la malparata di Vivendi decida di rifarsi sotto con Berlusconi dopo l’ultimo approccio datato novembre 2015.

COSA FARA’ MURDOCH?

Per Sky sarebbe il modo di estromettere dal mercato l’unico competitor e prendersi tutto il calcio che conta, anche se ormai l’offerta nel solo ambito sportivo è più che differenziata (MotoGp, Formula1, calcio internazionale, basket e così via). Ovvio che il miliardo al quale puntava Mediaset è ritenuto eccessivo da Sky, ma se la cifra dovesse scendere, per evitare il contenzioso legale di durata non facilmente quantificabile con Vivendi, allora ecco che Sky sarebbe pronta a fare l’offerta decisiva. All’ultimo secondo, come insegnano le regole del calciomercato.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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