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Così la Lombardia vara lo Sportello anti-gender

Se a Roma il Consiglio di Stato annuncia la piena operatività del ddl Cirinnà sulle unioni civili, e alcuni Comuni si dicono già pronti a celebrare le prime simil-nozze omosessuali (è il caso di Bologna), dal Pirellone arriva la contro-risposta in tema di famiglia naturale e dintorni con un’iniziativa molto apprezzata dal mondo cattolico. Si tratta dello “Sportello Famiglia” istituito dalla Regione Lombardia a guida leghista ma già ribattezzato “Sportello anti-gender”, uno strumento pensato per ricevere segnalazioni in merito alla diffusione della cosiddetta teoria gender (l’annullamento delle differenze sessuali) all’interno delle scuole lombarde, così da monitorare la situazione e valutare eventuali interventi.

LA SVOLTA CATTOLICA DI MARONI

E’ da qualche tempo che il governatore leghista Roberto Maroni ha deciso di imprimere una forte caratterizzazione identitaria al suo governo regionale, con una sensibilità molto accentuata sui valori molto cari al mondo cattolico. Nel gennaio 2015, nel pieno delle polemiche sul convegno del settimanale Tempi (convegno bollato come omofobo dalla stampa radical chic), il governatore si era esposto in prima persona rivendicando la sua partecipazione a quell’assise e le sue idee in tema di famiglia naturale. Lo stesso ha fatto quando un anno dopo si è presentato al Family Day al Circo Massimo di Roma. Adesso arriva la scelta dello “Sportello Famiglia” affidata all’assessora regionale Cristina Cappellini, che ha le deleghe a Culture, Identità e Autonomie, una che si è fatta le ossa tra i Giovani Padani e gli staff ministeriali di Umberto Bossi e Roberto Calderoli prima di ricevere l’incarico amministrativo.

LO SPORTELLO AFFIDATO ALL’AGE

A gestire lo “Sportello Famiglia” lombardo sarà l’Age, l’Associazione italiana genitori – subito liquidata da Repubblica come un’organizzazione di “genitori ultra cattolici” – che si è aggiudicata il bando pubblico e riceverà 30mila euro per i primi 12 mesi di fase sperimentale. Si parte già a settembre, nonostante le polemiche che questo nuovo servizio ha suscitato con tanto di mail-bombing contro l’assessora Cappellini. Molto soddisfatta di questa iniziativa e della scelta di Age come gestore del servizio è suor Monia Alfieri presidente della Fidae Lombardia e blogger di Formiche.net. “L’Age è un’associazione molto fidata di genitori cattolici di ragazzi iscritti nelle scuole statali – ha commentato – siamo in buone mani, ci hanno aiutato a organizzare tante manifestazioni per la difesa della famiglia naturale, dal Family Day in avanti. “Age – ha poi aggiunto l’assessora Cappellini – ci dà ampie garanzie su come verrà gestito il servizio, in quanto è una realtà molto strutturata e radicata sul territorio lombardo, e con un’ampia conoscenza ed esperienza nel campo della gestione di rapporti familiari ed educativi. Essere riusciti a selezionare il gestore del servizio entro fine luglio, ci consente di avviare questo strumento già per settembre, mese cruciale per la programmazione e l’avvio del nuovo anno scolastico”.

COME FUNZIONA IL SERVIZIO

Compito di questo “Sportello Famiglia” sarà occuparsi di eventuali casi di “forme di disagio (parole dell’assessora Cappellini, ndr) nel percorso educativo degli alunni, avendo come stella polare i valori non negoziabili della famiglia naturale e della tutela della libertà educativa in capo alla famiglia stessa”. Si tratta quindi di un’attività perlopiù di monitoraggio sulle scuole, con un apposito centralino dove confluiranno le segnalazioni telefoniche di genitori che vorranno denunciare la diffusione della teoria gender negli istituti lombardi. Rimane da chiarire però quali poteri concreti abbia questo Sportello una volta venuto a conoscenza di determinate situazioni, se cioè possa chiedere l’intervento di altri organi o interpellare il Ministero.
Di sicuro, c’è il tentativo di porre un freno alla cultura Lgbt. “Il servizio offerto da Age – ha precisato l’assessora Cappellini – costituirà anche un valido strumento di contrasto all’ideologia gender, considerando il rischio di una sua sempre maggiore diffusione nelle nostre scuole”.
“Viste le ambiguità – ha concluso – che permangono in merito alle linee guida del Miur, il Ministero
dell’istruzione, Università e Ricerca, sull’applicazione dell’articolo 1, comma 16, della legge cosiddetta Buona scuola, finalizzate all’attivazione di percorsi educativi di lotta alla ‘discriminazione per orientamento di genere’, ritengo sia molto positivo avere già a disposizione un servizio ad hoc volto al sostegno delle famiglie con minori e alla tutela della loro crescita educativa e culturale”.


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