Dallas, e l’America, sono all’incrocio tra la rabbia e il dolore: sentimenti che convivono, tra i neri e i bianchi; un cocktail d’esasperazioni cui la politica cerca di dare risposte lenitive e positive, mentre il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump tira fuori, in polemica con il presidente Barack Obama e con la sua rivale Hillary Clinton, propositi incendiari: “Il Paese è diviso […] Guardate che cosa accade sotto la debole leadership di Obama e di gente come la corrotta Hillary”.
Il magnate rompe su twitter la “tregua” elettorale non dichiarata ma fin qui rispettata dopo la strage di Dallas; e accusa il presidente di vivere “in un mondo immaginario”. Poi, parlando in pubblico, per la prima volta dopo la strage di poliziotti venerdì notte, fa proprio, in Virginia, lo slogan che fu di Richard Nixon e che è stato il titolo di una serie televisiva d’enorme successo, “Law & Order”: “Dobbiamo mantenere ordine e legalità. Hillary Clinton è debole e inefficace. Io sono il candidato della legge e dell’ordine”.
Sfruttando l’ondata di paura provocata dalla successione di violenze avvenute negli Stati Uniti e culminate con l’uccisione di cinque agenti a Dallas, il candidato repubblicano neppure tocca il tema delle armi facili: “L’attacco a Dallas è un attacco alla nazione […] Senza sicurezza non resta nulla […] Le ostilità contro la polizia devono finire”, aggiunge, rendendo omaggio alle forze dell’ordine.
“Vi ringraziamo, vi sosteniamo e saremo sempre con voi”, dice Trump ai poliziotti. E aggiunge: “C’è molto lavoro da fare per garantire che gli americani siano al sicuro […] Io lotterò per garantire che ogni cittadino di questo Paese sia al sicuro nella sua casa, nella sua scuola, nella sua comunità”.
Il magnate ha dunque rotto la “tregua” elettorale non dichiarata ma fin qui rispettata dopo la strage di Dallas, accusando il presidente di vivere “in un mondo immaginario”. E l’uomo di “Law & Order” per antonomasia, Rudolph Giuliani, capo della polizia di New York prima di ritrovarsi sindaco della Grande Mela l’11 Settembre 2001, dichiara che il movimento di protesta nero “Black lives matter” è “razzista”.
Obama e Hillary, invece, cercano di stemperare la rabbia e di elaborare il dolore in solidarietà. Ma, nonostante le rassicurazioni del presidente, è innegabile che la strage ha ulteriormente acuito contrasti e divisioni tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Rientrato dalla Spagna, dopo aver accorciato la sua missione europea, Obama parteciperà oggi a dallas ai funerali dei cinque poliziotti uccisi e assisterà alla cerimonia interreligiosa, su invito del sindaco Mike Rawlings, bianco, democratico.
Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha precisato che il presidente “prenderà la parola durante la cerimonia al Morton H. Meyerson Symphony Center”. Ci saranno pure il suo predecessore George W. Bush, texano e che vive in Texas, nel suo ranch di Crawford, e il suo vice Joe Biden.
HILLARY E BERNIE INSIME, È L’ORA DELL’ENDORSEMENT?
La Clinton torna, invece, in pubblico oggi e lo farà a Portsmouth, nel New Hampshire, per la prima volta al fianco del suo rivale nelle primarie Bernie Sanders.
Il senatore del Vermont non ha ancora dato il suo endorsement alla ex first lady. Però, le posizioni dei due si sono molto avvicinate dopo che Hillary ha dato spazio nella sua piattaforma alle posizioni di Sanders sull’istruzione e la sanità. La campagna della Clinton spera che l’endorsement arrivi presto, forse oggi stesso.