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Chi è (e cosa pensa davvero) David Davis, il Mr. Brexit di Theresa May

Ha 67 anni, ha studiato ad Harvard ed è nato a York, dove la Brexit ha stravinto. Il suo nome è David Davis e da qualche giorno è il ministro inglese che si occuperà della transizione che porterà la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea.

Ecco chi è e cosa ha fatto (finora) il Brexit minister nominato dal premier Theresa May.

LA VITA QUASI AL VERTICE

Prima di diventare deputato nel 1987, David Davis ha lavorato per 17 anni nella multinazionale inglese dell’agroalimentare Tate&Lyle. Entrato nella Camera dei Comuni per la contea del North Yorkshire, Davis agli inizi scalò la montagna del partito conservatore anche grazie al suo forte appoggio per il Trattato di Maastricht. A metà anni ’90 lavorò nell’ufficio del ministro degli Esteri sotto il governo Major come responsabile per i negoziati governativi con l’Europa e per l’allargamento della NATO. Nel 2001 si candidò alla guida del partito conservatore ma arrivò appena sotto al podio. Dopo un periodo agli affari interni, ci riprovò nel 2005, pensando di poter arrivare in vetta, ma Cameron arrivò prima di lui. Eppure David, l’altro, non si arrese e continuò la sua attività di ministro ombra fino al 2008, anno in cui rassegnò le dimissioni per dedicarsi alla campagna in difesa delle libertà civili – attaccando duramente l’ampliamento dei poteri di sorveglianza della polizia – e poi della Brexit. E così Davis è rimasto latente per qualche anno, senza ricoprire alcun incarico ufficiale tanto che quando Cameron gli offrì di diventare sottosegretario per la coalizione nel 2010 Davis rifiutò.

IL RAPPORTO CON MAY E LA BREXIT

L’ipotesi dell’uscita ha acceso nuovamente la verve politica di Davis: schierandosi per il Leave, ha sostenuto la candidatura del “portavoce” della Brexit del partito conservatore Boris Johnson. Ma l’ex sindaco di Londra si fece da parte e allora Davis non ebbe alcun dubbio: “Sostengo con forza Theresa May”, e insieme abbracciano una visione di “uscita al rallentatore”. Infatti, come May, neppure Davis ha fretta di correre fuori dall’Europa, ed entrambi vogliono far scattare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona non prima di un anno. Ma il neo Mr Brexit ha comunque dato delle tempistiche: “Ho iniziato un conto alla rovescia di due anni per uscire” ed è necessario “un approccio vivace ma misurato per far fronte alla Brexit”, ha scritto in un articolo pubblicato sul sito dei conservatori. “Nessuna perdita di tempo – avverte il neo ministro – penso che nel giro di uno o due anni concluderemo i dovuti accordi commerciali con tutti i nostri partner più importanti”.

IMMIGRATI EUROPEI

La posizione più dura, finora, Mr Brexit l’ha dimostrata contro chi vorrà sbarcare Oltremanica: “I migranti UE che verranno in Gran Bretagna potrebbero essere mandati a casa per evitare un picco di immigrazione in vista di un ritiro dal blocco europeo” . Davis, in un’intervista al Telegraph, ha specificato che “il diritto di soggiorno a tempo indeterminato sarà una protezione applicabile solo prima di una certa data” ma tuttavia ha anche detto che “ogni caso dovrà essere giudicato sulla realtà e non per mera speculazione”. Non pensa – gli hanno chiesto – alla situazione degli inglesi che vivono all’estero (come per esempio i pensionati sulle soleggiate coste spagnole)? E lui, secco, ha risposto: “Non voglio usare i cittadini inglesi che vivono fuori dal loro Paese come moneta di scambio”. Insomma preoccupazioni quasi nulle per chi è già in Uk: “I tre milioni di migranti, compresi polacchi e rumeni che già vivono nel Paese, non saranno forzati a lasciare il Paese” perché il governo agirà solo “in previsione di un’ondata migratoria prima dell’uscita dalla Brexit”.



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