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Ecco cosa è successo tra Nato e Ue a Varsavia

Tra i molti temi del vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio si trova il rapporto tra Nato e Unione europea. E’ un argomento interessante perché rispecchia alcune tendenze recenti e permette di interpretare meglio alcuni fatti conseguenti, dall’Africa alla Finlandia. A Varsavia, l’8 luglio, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha firmato con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, una Dichiarazione congiunta che dà una forma alla collaborazione e supera politicamente la possibile concorrenza tra le due organizzazioni.

INCONTRI E COLLOQUI

Sullo sfondo della Dichiarazione si trova il lavoro della Nato e del Servizio per l’azione esterna di Federica Mogherini, che ha presentato la Strategia Globale dell’Unione in politica estera e di sicurezza al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, quello in cui si è parlato di Brexit. Sono stati giorni d’incontri vari, Mogherini e Stoltenberg con il segretario di Stato americano John Kerry, i capi di stato con la Mogherini e poi con Petro Poroshenko, e varie dichiarazioni sulla sicurezza e sulla Russia, e tutti a riflettere sulle recenti esercitazioni Nato. Poi, dopo che ognuno ha detto la sua, è iniziata la discesa verso la Dichiarazione appena approvata.

COSA E’ SCRITTO NELLA DICHIARAZIONE NATO-UE

La Dichiarazione Nato-UE di Varsavia dice in sostanza che non c’è tempo per farsi concorrenza, perché c’è fin troppo lavoro per tutt’e due. Il punto più interessante e chiaro riguarda la resilienza. La parola è nobile, piegarsi senza spezzarsi, rialzarsi, resistere, cioè come affrontare un’invasione senza far saltare il funzionamento civile e politico, che è appunto richiesto dalle stesse necessità di un’eventuale guerra. Devono funzionare strade, acquedotti, protezione civile per la popolazione, ferrovie, e devono poter essere accessibili risorse civili di varia natura, dalle comunicazioni alle riparazioni urgenti. Su questo la Nato ha bisogno degli Stati membri e ha bisogno dell’Unione europea che ne assicura il coordinamento e l’impulso, se si pensa che gli assi stradali di una ritirata sono del tutto transfrontalieri, così come l’accesso alle fonti energetiche ed elettriche che passano in varie reti del tutto interconnesse ed europee.

COME CAMBIANO LE MINACCE

Il primo punto della Dichiarazione dedicato alla resilienza lascia capire come il mutamento delle minacce abbia cambiato anche la natura stessa delle due organizzazioni, Nato e Unione europea. Le minacce ibride non sono più soltanto esplicitamente militari (soldati ai confini), ma riguardano appunto fattori d’indebolimento, anche preventivo, come appunto le pressioni migratorie, l’accesso all’acqua o all’energia, le crisi ambientali oppure sociali, l’accesso ad alcuni beni rari. Le minacce ibride hanno effetto sulla stabilità di un Paese o di un suo territorio, e in caso di eventuale invasione sono decisive. E’ un tema su cui Unione europea e Nato lavoreranno, e di cui vedremo gli effetti anche sulle infrastrutture locali e sull’organizzazione dei comuni (anche italiani …), com’era forse anni e anni fa, appunto ai tempi della guerra fredda, con i cartelli gialli sulle autostrade tedesche.

I RAPPORTI UE-NATO

Tra Nato e UE ci sarà poi da lavorare sul rinforzo dei mezzi, sulla loro interoperabilità e sul loro dispiegamento organizzato. La Dichiarazione concepisce l’Unione europea come la forma cooperativa di funzionamento degli Stati membri, e dunque la Nato parla con l’Unione europea per mobilitare gli Stati membri in un modo già collaborativo. L’Unione dunque è necessaria, anzi decisamente strategica, altro che ulteriori abbandoni e uscite. Se la Dichiarazione lascia intuire un classico primato militare della Nato e un primato civile dell’Unione europea, il nuovo scenario globale ne cambia comunque la natura, facendo diventare la Nato più politica e civile e l’Unione europea più “militare”.

IL LAVORO COMUNE

Per questo, su alcuni punti, si tratta proprio di lavoro comune – perché l’immigrazione è una minaccia ibrida civile e militare (nel Mediterraneo con Sophia e Active Endeavour), perché la sicurezza cibernetica riguarda le imprese, i cittadini e la sicurezza, così come hanno carattere misto la ricerca e l’industria militare. Vi è un persino un ruolo geopolitico congiunto, per cui sarà sempre più facile vedere facce diverse lavorare sullo stesso tema con gli stessi obiettivi complementari: per esempio insegnando la resilienza agli Stati vicini e partner, oppure lavorando insieme in Africa.

COSA HA DETTO STOLTENBERG

Nella conferenza stampa, Jens Stoltenberg ha notato come vi siano stati negli ultimi sei mesi più accordi formali tra UE e Nato che nei tredici anni precedenti. Sono sfide del tutto nuove ha aggiunto – quelle ibride – che né la Nato né l’Unione europea possono affrontare separatamente: protezione civile, sicurezza cibernetica, comunicazioni strategiche.

Per l’osservatore, è davvero un mondo che cambia, e che non migliora.


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