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Tutte le sfide del vertice Nato a Varsavia

Prima dell’apertura del vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio è già nota la data della riunione del Consiglio-Nato Russia, che si terrà il 13 luglio a Bruxelles. Secondo il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, vi saranno tre temi in agenda: la crisi in Ucraina e l’applicazione degli accordi di Minsk, le attività militari (nella logica della riduzione del rischio e dell’informazione reciproca), e infine l’Afghanistan. Sono gli stessi del 20 aprile, quando il Consiglio Nato-Russia ha ripreso a riunirsi dopo i due anni di sospensione dovuta alla crisi ucraina. In pochi mesi, il quadro è tuttavia cambiato: i tamburi rullano sulla linea di frontiera, a Occidente si provano i fucili multinazionali mentre i segni di spaccatura si moltiplicano, dalla Brexit del 24 giugno alla più piccola ma simbolica mozione del 5 luglio del Consiglio regionale della Lombardia sul riconoscimento dell’annessione russa della Crimea, che una pattuglia di cinque parlamentari francesi si appresta a visitare (per la seconda volta) a fine luglio.

Il primo problema dell’agenda Nato di Varsavia è proprio nel contenimento della “minaccia russa”, dai sottomarini introvabili davanti a Stoccolma (17-24 ottobre 2014) e Helsinki (28 aprile 2015) alle violazioni e occupazioni di confine, che si temono replicabili. La crisi in Ucraina è il fatto geopolitico che ha cambiato l’atteggiamento occidentale. Se si è sperato in soluzioni ragionevoli ancora dopo la crisi georgiana (Ossezia e Abkhazia) dell’agosto del 2008, il sostegno russo nel Donbass ucraino e l’annessione della Crimea nel 2014 hanno sostituito il dialogo (difficile) con il confronto armato, pur accompagnato da negoziati. Il “founding Act” Nato-Russia del 27 maggio 1997 era violato, con il mancato “rispetto della sovranità, indipendenza, integrità territoriale, l’inviolabilità dei confini”, così come descritti negli accordi di Helsinki. Da cui il rafforzamento del fianco est della Nato, con battaglioni, comandi, esercitazioni, controllo dei mari, aumento delle spese militari al 2% del PIL.

Le attività militari infatti costituiscono un secondo oggetto di priorità, per il rumore di sciabole che si sente forte in questi giorni, da Kaliningrad alle nuove basi a poca distanza dalla frontiera, agli snipers russi che si esercitano in queste notti di luglio sulle montagne dell’Armenia. Da parte occidentale si fanno ora le valutazioni sull’esercitazione Anakonda che ha simulato un’invasione russa sostenuta da truppe irregolari in arrivo dalla Bielorussia tra il 7 e il 17 giugno: a differenza della catena unitaria russa, da questa parte c’è una babele di eserciti, mezzi, adattatori per serbatoi, ponti da costruire, unità di misura, email forse intercettabili, permessi. Se per il Consiglio Nato-Russia si parlerà di aumento dell’informazione reciproca e di riduzione del rischio di incidenti, al Vertice di Varsavia si tratterà di riconoscere la situazione e rafforzare sia l’impegno politico comune, ma anche quello tecnico.

La terza priorità del Consiglio Nato-Russia del 13 luglio è l’Afghanistan, che simboleggia sia la convergenza obbligata dei due campi sul contrasto all’islamismo radicale, sia un ulteriore terreno di confronto geopolitico. È una “collaborazione senza fiducia”. Da un lato la Russia lavora per proteggere il proprio fianco sud dalla penetrazione dell’islamismo radicale, e dall’altro i vecchi mezzi afghani di fabbricazione sovietica hanno bisogno di ricambi che non possono arrivare in ragione delle sanzioni seguite alla guerra in Ucraina. Per il vertice di Varsavia dell’8-9 giugno, il tema si ripete su tutto il lato sud, e dunque nel Mediterraneo, in cui peraltro si trovano quasi parallele due missioni navali, una europea (Sophia)e una Nato. In tutti i teatri, la collaborazione est-ovest è dunque frenata dalla concorrenza geopolitica. Un contesto che può generare differenti analisi e vedute a seconda dei Paesi e dei soggetti, in particolare a ovest.

Le tre priorità conducono dunque alla vera sfida del vertice Nato di Varsavia, che è anzitutto nell’unione e nella solidarietà. Le grane sono molte: la Polonia – capofila di nordici, baltici e orientali – lamenta le insufficienze della difesa, la Brexit segna una spaccatura e una crisi economico-organizzativa tutta da superare, il ragionamento sul futuro dell’UE sottrae energie a Bruxelles e agli Stati membri. Poi bisogna rafforzare il coordinamento tra UE e Nato, per cui è necessaria una dichiarazione congiunta a Varsavia che tracci la strada dell’unità, e non sarà facile, tra dichiarazioni, mozioni parlamentari nazionali e regionali, visite di parlamentari in Crimea.

Come scrive il Financial Times, il Vertice Nato di Varsavia è davvero una specie di esame da superare.

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