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L’Fbi sente Hillary sull’emailgate e Trump twitta “deve essere incriminata”

Hillary Clinton è stata ascoltata dall’Fbi, che indaga sull’uso della sua email privata, invece che dell’account ufficiale, quando era segretario di Stato (tra il 2009 e il 2013). Ne ha dato notizia, sabato 2 luglio, la campagna elettorale della candidata democratica alla Casa Bianca. La circostanza è stata subito sfruttata dal candidato repubblicano Donald Trump, mentre sono vivaci le polemiche su un incontro molto criticato tra Bill Clinton e il segretario alla Giustizia Loretta Lynch.

Il portavoce dell’ex first lady Nick Merrill ha fatto sapere: “Il segretario Clinton ha volontariamente rilasciato una dichiarazione sul suo uso dell’email privata mentre era segretario di Stato. La Clinton è lieta di aver avuto l’opportunità di collaborare con il Dipartimento della Giustizia affinché si possa arrivare a una conclusione di questa vicenda – si tratta di accertare se il comportamento di Hillary mise a repentaglio la sicurezza nazionale, ndr – . In segno di rispetto per le indagini in corso, l’ex first lady non rilascerà commenti sul colloquio”.

L’incontro della Clinton con agenti dell’Fbi è durato circa tre ore e mezza, presso la sede centrale dell’agenzia federale, a Washington. Appena se n’è diffusa la notizia, Trump ha twittato: “E’ impossibile che l’Fbi non formuli accuse penali per Hillary Clinton. Quello che lei ha fatto è sbagliato! Quello che ha fatto Bill è stupido!”.

Le inchieste dell’Fbi sull’emailgate e del Congresso sulla strage di Bengasi nel settembre 2012, dove furono uccisi l’ambasciatore degli Usa in Libia Chris Stevens e altri tre cittadini americani, sono – nell’ottica dei repubblicani – due armi per indebolire la candidata democratica alla Casa Bianca.

Sostenitore della Clinton, ma messo in imbarazzo dall’incontro tra Bill e la Lynch, il presidente Obama ha precisato che non ne sapeva nulla e di aspettarsi che l’inchiesta sulle email di Hillary venga condotta indipendentemente dalla politica.

Il colloquio privato dell’ex presidente Clinton con il segretario alla Giustizia, avvenuto all’aeroporto di Phoenix, sta scatenando una valanga di critiche, con i repubblicani – Trump in testa – che denunciano un “conflitto di interessi” e vi vedono l’indice di un “sistema corrotto”. La stessa Lynch ha ammesso: “Comprendo che il mio incontro con Bill Clinton abbia sollevato domande. Non lo rifarei, anche se s’è trattato di una conversazione leggera. Adesso è importante parlarne e fornire tutte le informazioni sul lavoro del dipartimento di Giustizia” nel cosiddetto emailgate.

A proposito del quale, l’Amministrazione Obama ha appena chiesto alla magistratura un rinvio d’oltre due anni del termine per completare la pubblicazione della corrispondenza della Clinton quando era segretario di Stato: sono 14 mila pagine di messaggi elettronici tra la Clinton e il suo staff, il cui “rilascio pubblico” era stata inizialmente fissato al 21 luglio.

Nella richiesta di rinvio trasmessa a un giudice federale, si dice che il Dipartimento di Stato ha largamente sottostimato la quantità di materiale da esaminare e i tempi d’esame relativi, nell’ambito dell’azione legale intentatagli dall’organizzazione conservatrice Citizens United. La nuova scadenza dovrebbe essere l’ottobre 2018.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

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