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Tutta la verità sui numeri di Fca (che smentiscono i catastrofisti)

trump Sergio Marchionne

Ve la ricordate la puntata di Presa Diretta del 20 settembre 2015? Noi sì, purtroppo. Per dare il benvenuto al solstizio d’autunno Riccardo Iacona decide di puntare su un evergreen del giornalismo italiano: le malefatte di Sergio Marchionne e dei sindacati suoi complici. Va in onda un lungo servizio sullo stabilimento Fca di Melfi, nel quale si racconta il dramma degli operai assoggettati al regime dei 21 turni (già ampiamente diffuso nell’industria italiana: ma tanto chi se lo ricorda?). Titolo grondante sarcasmo: “Tutele crescenti”, così è sistemato anche Matteo Renzi, il premier che non piace alla gente che piace.

Cosa resta, oggi, di questa luminosa battaglia progressista in difesa dei lavoratori e dei loro diritti? Vediamo. A Melfi Fca ha fatto quasi duemila assunzioni, quasi tutte tra i giovani, quasi tutte – grazie agli sgravi contributivi e all’esecrato Jobs Act – convertite dopo breve tempo in contratti a tempo indeterminato. Il boom delle vendite negli Stati Uniti della Jeep Renegade (uno dei due modelli prodotti a Melfi, l’altro è la 500X) ha portato la Basilicata nelle prime posizioni dell’export italiano, facendone la locomotiva della crescita al Sud. Nel frattempo non si sono registrate dimissioni di massa né processioni verso i tribunali del lavoro. Che, per una fabbrica descritta come un luogo di tortura, converrete essere una performance insperata. Dul cis in fundo, qualche giorno fa è arrivato il premio “Special Award OEM: Smart Digital Operations, uno dei più prestigiosi a livello internazionale, attribuito dal magazine tedesco Automobil Produktion” e dalla società di consulenza Agamus Consult per i risultati conseguiti nell’applicazione di principi del World Class Manufacturing, un trampolino di lancio verso la fabbrica digitale di Industry 4.0.

Sarebbe bello se Iacona e la sua squadra tornassero a Melfi un anno dopo, così, tanto per vedere se le loro fosche previsioni si sono avverate. Ma temiamo che non succederà.

Il giornalismo che ha combattuto in questi anni contro la “nuova” Fiat sta diventando gradualmente afono. E stiamo parlando di quasi tutto il giornalismo italiano. Fino ad un paio di anni fa quante grandi firme si sgolavano contro Marchionne e gli accordi firmati con Fim e Uilm, quanta premura attorno alla Fiom, che sul “grande rifiuto” ha costruito le sue fortune mediatiche (meno quelle sindacali). … Dobbiamo essere giusti però nei confronti dei giornalisti: la politica ha fatto anche peggio. Le voci a favore, nei primi tempi, si potevano contare sulle dita di una mano, perché anche chi guardava con interesse alle nuove relazioni industriali disegnate da Fca e dai sindacati riformisti preferiva tacere. La maggioranza, ovviamente, remava contro, come sempre avviene in Italia quando qualcuno – politico, sindacalista o manager fa poca differenza – propone un disegno di modernizzazione del sistema. La parola che ci sembra possa riassumere questo mosaico di sentimenti e risentimenti è conformismo. Lo stesso conformismo che, come un riflesso pavloviano, è scattato all’annuncio del trasloco in Olanda di Exor, la finanzia della famiglia Agnelli. Il pensiero unico ha subito emesso la condanna. Ma su Linkiesta Francesco Cancellato ha fatto notare, in solitaria o quasi, che se nell’Unione Europea ci fosse una sostanziale uniformità di trattamento fiscale – per aliquote, scadenze, burocrazia, riscossione, giustizia tributaria – le aziende non farebbero arbitraggio tra gli stati membri. Dopodiché è certo più facile gridare alla “fuga dall’Italia” ed all’avidità delle multinazionali, la versione contemporanea del desino cinico e baro di saragattiana memoria.

Per capire come stanno veramente le cose in Fca forse è utile ricorrere ai dati elaborati dalla Fim Cisl sui volumi produttivi, in crescita costante, degli stabilimenti italiani. Dati che il segretario nazionale Ferdinando Uliano ha commentato rivendicando che “in questi anni abbiamo fatto grandi cose come Fim in FCA, da una situazione pre-fallimentare fino a portare, con i nostri accordi sindacali, l’industria dell’automotive tra i principali settori trainanti della nostra economia, sconfiggendo l’opposizione quelle forze sindacali e politiche condizionate da logiche esclusivamente ideologiche che puntavano al tanto peggio, tanto meglio. Questo è il ruolo che un sindacato moderno deve avere difronte alle sfide della quarta rivoluzione industriale se vuole garantire occupazione e prospettive positive ai lavoratori e al nostro Paese”.

LA SITUAZIONE DEI SITI

Proprio questa settimana il Segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano responsabile auto in una lunga nota stampa ha commentato i dati sulla produzione degli stabilimenti Italiani di FCA al 30 giugno 2016, dati che confermano il positivo andamento del settore una crescita che secondo il segretario Fim vedrà gli stabilimenti italiani superare ampiamente il milione di vetture, considerando anche i veicoli commerciali prodotti in Sevel.

Nel dettaglio i singoli stabilimenti:

CASSINO E MIRAFIORI

Con la partenza nel mese di marzo delle produzioni dell’Alfa Romeo Giulia a Cassino e del Suv Maserati Levante nello stabilimento di Mirafiori, stanno determinando effetti positivi sulla prospettiva futura della piena saturazione di questi due stabilimenti. In particolare le produzioni nei primi sei mesi del 2016 già quasi pareggiano il dato di tutto l’anno 2015. Questo sta impatterà positivamente anche sull’occupazione di questi due importanti stabilimenti. Nello specifico, pensiamo che mentre per Cassino, si prospetterà nel secondo semestre la piena occupazione con la possibilità di ulteriori incrementi occupazionali al lancio del primo Crossover Alfa Romeo confermato per fine anno, per lo stabilimento di Mirafiori in questa fase la prospettiva è di aumentare i lavoratori in produzione riducendo l’uso dell’ammortizzatore sociale. L’obiettivo su Mirafiori, che ci poniamo a settembre come FIM-CISL è di introdurre per la prima volta nella sua storia il contratto di solidarietà nella prospettiva entro il 2018 di impiegare a tempo pieno tutti i lavoratori.

A Cassino si continua a crescere con la produzione giornaliera su Giulia, passata dalle 160 vetture di fine giugno alle attuali 200.

Le Alfa Romeo Giulia prodotte al 30 giugno sono pari a 4678. Anche Giulietta sta avendo un ottimo andamento con 36473 prodotte nei primi sei mesi, rispetto alle 45668 prodotte nell’intero 2015.

Ai blocchi di partenza senza alcun ritardo sulla tabella di fine anno partirà anche “Stelvio” il Suv a marchio Alfa.

A Mirafiori a pochi mesi dalla partenza del Suv di Maserati si viaggia già su due turni con una produzione giornaliera intorno alle 120 vetture e il Levante ha già raggiunto quota 4654 unità. Gli effetti occupazionali si iniziano a sentire positivamente anche se sarà necessario il lancio del già previsto secondo modello su Mirafiori.

GRUGLIASCO E MODENA

Nell’ultimo mese si è riscontrato una ripresa delle produzioni del marchio del Tridente, grazie all’effetto trainante del Suv Levante. In particolare le produzione a Grugliasco al 30 giugno hanno raggiunto le 9.834 unità, favorita dal restyling della Maserati Quattroporte.

Nella giornata di ieri sono giunte notizie positive anche sullo stabilimento Modenese. L’ipotesi di fermare la produzione entro fine anno è stata accantonata e sono stati stanziati piccoli investimenti che consentiranno di mantenere le produzioni di Gran Turismo e Gran Cabrio molto probabilmente fino al 2018. Questo sicuramente aiuta ad attenuare fortemente

Nelle prime settimane di settembre verificheremo nel dettaglio le nuove decisioni sul piano industriale e occupazionale con uno specifico incontro nazionale.

MELFI

Lo stabilimento di Melfi viaggia a pieno regime con le produzioni di Renegade a quota 105.000, 500X a quota 54.000 e la Fiat Punto a 36.000 unità prodotte. E’ stimabile che la produzione annua, nello stabilimento con più occupati, si avvicinerà molto ai dati record del 2015.

POMIGLIANO

Nei primi sei mesi del 2016 si è arrivato al dato storico per la produzione di Panda di 111.808 vetture prodotte. È certo che il dato record del 2015 di 177.026 vetture verrà ampiamente superato nel 2016 attestandosi oltre le 190.000 unità. Questo consentirà di avere ulteriori impatti positivi sull’occupazione anche se, su Pomigliano ci aspettiamo che dopo una valutazione su andamento sul mercato dei nuovi modelli di Alfa Romeo, si ufficializzi la futura produzione Alfa Romeo nello stabilimento campano.

SEVEL

Anche Sevel continua la crescita di volumi e il 2016 si attesterà intorno 285.000 unità superando ampiamente le 260.800 del 2015, con un incremento del 10%. Un incremento del 50% rispetto al 2013. Questo ha consentito la stabilizzazione di 280 lavoratori alla fine del 2015 e l’ingresso di ulteriori 190 somministrati nel mese scorso.

FERRARI

In crescita anche i volumi di Ferrari che nel primo semestre si attestano intorno alle 4100 unità, con un leggero incremento rispetto ai dati del 2015, con l’obiettivo di chiudere l’anno intorno alle 8.000 unità.

Un andamento complessivo fa quindi ben sperare sul dato occupazionale abbiamo completamente archiviato il periodo 2012-2013 in cui oltre il 40% dell’occupazione era inattiva e in cassa integrazione e i volumi delle auto era al di sotto delle 400.000 unità, di cui l’80% in fascia bassa. La situazione ora è completamente diversa, sono meno del 12% i coinvolti in CDS e CIG e l’anno scorso in alcuni stabilimenti si sono assunti oltre 3.000 giovani a tempo indeterminato. Nel corso dei primi sei mesi del 2016 sono quasi 400 i lavoratori in somministrazione e a tempo determinato che sono entrati negli stabilimenti di FCA. La prospettiva è di ulteriori incrementi occupazionali in particolare con il completamento della produzione dei modelli Alfa Romeo.

FCA: Volumi Produttivi dal 2013 al 30.06.2016 a cura della Fim Cisl:

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