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Perché gli inglesi non possono dare lezioni all’Italia sulle banche

E’ innegabile che il sistema del credito italiano sia sotto pressione. Il Monte dei Paschi di Siena (la banca più antica del mondo), affossata da decennali errori strategici e di governance non sta più in piedi e nessuno può davvero pensare che riuscirà a salvarsi senza un intervento pubblico. Però non è possibile sostenere che l’Italia sarà responsabile della distruzione dell’euro.

La tedesca Deutsche Bank è la banca che più contribuisce al rischio sistemico nel mondo, con un’esposizione lorda di 50 mila miliardi. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha appena comunicato giovedì di avere rivisto da stabile a negativo l’outlook di gran parte delle maggiori banche britanniche. Ci sono poi le evidenti responsabilità nella costruzione del sistema bancario europeo.

Quelle che ha ricordato qualche giorno fa l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio in un convegno che si è tenuto a Roma. L’ex numero uno di Palazzo Koch ha ricordato che la vigilanza bancaria al livello comunitario non funziona e che fino a quando è stata di competenza delle banche nazionali nessun risparmiatore ha perso neppure un centesimo. Ha detto che la moneta unica è stata affondata da Germania (e Olanda) e che la vigilanza bancaria deve restare nazionale perché quando abbiamo fatto da soli, tutto ha funzionato perfettamente.

Ma soprattutto, in pochi ricordano che dopo Lehman Brothers, per salvare le banche dei rispettivi Paesi, americani, francesi, inglesi e tedeschi impiegarono quantità enormi di denaro pubblico. Britannici e tedeschi, giornalisti, banchieri e l’Economist non vengano a farci la morale.


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