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Hillary e il nuovo stile di governo, emailgate permettendo

Clima da 4 Luglio e da fuochi artificiali nella campagna elettorale per la Casa Bianca, che conosce una sorta di pausa in coincidenza con l’Independence Day. Il New York Times sceglie questo momento per proiettarsi già oltre il voto dell’8 Novembre e – dando per scontata la vittoria di Hillary Clinton – per chiedersi quale sarà lo stile presidenziale dell’ex first lady.

Raccogliendo testimonianze di collaboratori della candidata democratica e pareri di osservatori, il giornale afferma che certe recenti consuetudini saranno abbandonate: niente consulti sul green in pomeriggi passati sui campi da golf, alla Barack Obama o alla Bill Clinton; e tanto meno niente inviti agli ospiti in un ranch, alla George W. Bush. Hillary non inventerà, però, nulla: tornerà alle conversazioni a porte chiuse, magari con in mano un drink, come ai tempi di Ronald Reagan e Lyndon B. Johnson.

L’immigrazione e Wall Street saranno  i temi centrali su cui la prima “Madame President” degli Stati Uniti, se sarà eletta, concentrerà l’azione di governo nei primi 100 giorni alla Casa Bianca. Politicamente, Hillary cercherebbe il dialogo con i repubblicani per lenire le ferite di una campagna senza esclusione di colpi e tenterebbe di ricostruire l’unità del partito democratico rassicurando l’ala più progressista.

L’Amministrazione sarà “al femminile”, almeno per metà, mentre al “first gentleman” Bill Clinton sarà chiesto di mantenere un basso profilo, anche se Hillary ne ha già prospettato un ruolo di consigliere sull’economia.

Tutto ciò sarà naturalmente possibile a patto che l’inchiesta dell’Fbi sull’utilizzo dell’account di email privato da parte della Clinton quand’era segretario di Stato non conduca a un’incriminazione della candidata, come Donald Trump e il partito repubblicano dicono, invece, di attendersi.

Secondo la Cnn, l’indagine potrebbe chiudersi a breve, “già fra un paio di settimane”, senza la formulazione di accuse contro la candidata democratica, perché non sarebbero finora emersi illeciti penalmente rilevanti. Molti media considerano l’interrogatorio – tenutosi sabato – della Clinton, presentatasi volontariamente all’Fbi, un segno che l’inchiesta è alle ultime battute.

In un’intervista alla Nbc, Hillary ha detto che era impaziente di parlare con l’Fbi e ha ribadito di essere stata lieta dell’opportunità di collaborare con il Dipartimento della Giustizia nel portare l’indagine a conclusione. L’ex first lady ha definito il colloquio, durato tre ore e mezza, molto civile e professionale, rifiutandosi, però, di fare previsioni sugli esiti dell’inchiesta, di cui non conosce i tempi.

Commentando, invece, le indiscrezioni della Cnn, Trump è già partito all’attacco: il candidato repubblicano ha affermato, in un tweet, che “il sistema è completamente manipolato”.

I democratici stanno cercando, dal canto loro, di limitare i danni dell’incontro, avvenuto una settimana fa, all’aeroporto di Phoenix in Arizona, tra l’ex presidente Clinton e il segretario alla Giustizia Loretta Lynch. Ne sono nate accese polemiche, in particolare circa l’opportunità del colloquio proprio mentre è in corso l’inchiesta sul cosiddetto emailgate.

Fonti vicine all’ex presidente fanno sapere che, nonostante la conversazione non fosse pianificata e sia stata di natura del tutto informale, Bill riconosce che possa essere apparsa in maniera diversa e concorda che, come già affermato dalla Lynch, non la rifarebbe.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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