Skip to main content

Jacques Hamel è il primo martire cristiano di un’Europa impaurita

Si diceva: ammazzando i vignettisti di Charlie Hebdo, giornale satirico di Parigi, i terroristi di matrice islamica hanno mostrato il peggio di sé.

Ma poi è arrivata la strage dei ragazzi in festa al Bataclan. E poi il massacro del camion che ha travolto chiunque, bambini compresi, sul lungomare di Nizza. Adesso in Francia è la volta di un anziano parroco sgozzato (e filmato) mentre diceva messa nella sua chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray. E’ il monsignor Romero di questo secolo. Lui ucciso come un santo, i suoi fedeli presi in ostaggio, autentici “testimoni della fede” del loro padre spirituale. Un sacrilegio premeditato che supera ogni confine dell’orrore da parte dei nuovi barbari. “E’ guerra, non c’è altra scelta che combatterla e vincerla”, ha detto l’ex presidente Sarkozy, invocando un cambio della strategia.

Si chiama Jacques Hamel il primo martire cristiano di una Francia sconvolta e di un’Europa impaurita che ancora non hanno capito, o forse non vogliono capire, la gravità di quel che sta accadendo. Viviamo il tempo vile di assassini armati che se la prendono con un prete indifeso e incolpevole di tutto, fuorché, ai loro occhi bendati di nero, della croce che portava al collo e nel cuore. Che importa, allora, se questi assassini che alzano la sfida di sangue innocente delitto dopo delitto, siano singoli e folli oppure a gruppi e ideologizzati. Che importa sapere se s’ispirino al sedicente Stato islamico o se tale Regno dell’Isis iscriva a sé gli attentatori a crimine compiuto.

Quel che dovrebbe invece scuotere i governi dal torpore politico così malcelato dal profluvio di parole -parole su una prevenzione che ben poco può prevenire, e su una repressione tardiva e inefficace-, è il tabù ormai infranto. Il tabù che si possa crocifiggere un uomo di pace nell’esercizio oggi eroico della sua funzione, e poi vantarsene.

Basta equivoci: qui è solo il terrorismo a cercare lo “scontro di civiltà”. A volere conflitti religiosi. A odiare l’idea stessa che accomuna l’Occidente laico e la Chiesa cattolica, apostolica e romana. L’idea che niente sia più divino dell’umanità. Il sacro rispetto della persona.

Ma i governi oggi hanno un compito nuovo: devono reagire in tempo, con fermezza, con ogni mezzo previsto dalle leggi. E i cittadini non cadano nel feroce tranello dei terroristi: nessun Dio potrà mai confortare chi ammazza vignettisti e spara ai ragazzi. Chi travolge i bambini. Chi sgozza un prete rimasto solo al cospetto di Cristo.

(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)


×

Iscriviti alla newsletter