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Lagarde, May, Merkel: tre donne vere al potere

turchia, MATTEO RENZI ANGELA MERKEL FRANCOIS HOLLANDE

Angela Merkel premier tedesco, Christine Lagarde Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale, Theresa May premier inglese – tre signore già al potere che destano grande attenzione da parte della politica e dei media per la loro autorevole direzione di un contesto internazionale molto delicato. E la cosa che più ha interessato i giornali di gossip è il diverso modo di abbigliarsi delle tre leader.

In modo ridicolo sono sotto accusa i tailleur colorati di Lagarde, le scarpe panterate di May, gli scarponi da ginnastica di Merkel, ma intanto queste tre signore sono tre autorevoli certezze. E questo le glorifica ai miei occhi da una parte Lagarde che si muove con ineguagliabile eleganza, colore, fermezza e competenza, dall’altro l’incontro tra la colta cancelliera tedesca Angela Merkel e il nuovo autorevole premier britannico Theresa May, che svela di che razza nobile politica sono tutte e tre.

Per la prima volta dal voto dei cittadini britannici a favore all’uscita del paese dalla Ue, la cancelliera tedesca e la sua omonima britannica si sono trovate l’una di fronte all’altra all’ombra del Brexit. Le tre leader politiche sanno che molto dipenderà dalle loro relazioni personali e mosse politiche, date le condizioni pessime dell’economia e della finanza nella zona euro. E mentre Lagarde raggiunta da un “sospetto” rinvio a giudizio è colei che indicando l’Articolo IV del FMI, segna la strada per la soluzione per le banche italiane e non solo, che può trovarsi all’interno del contesto normativo europeo abbastanza flessibile, sottolineando che sarà necessaria il massimo di trasparenza; dall’altra le altre due leader hanno convenuto con pacatezza e ragionevolezza le ragioni per un accordo,che sono tante e valide: la forza economica dei britannici, il potere d’acquisto del paese nella Ue, il grande mercato del lavoro nel Regno Unito, l’importanza militare della Gran Bretagna e la sicurezza interna.

Merkel sa bene che il Regno Unito è la seconda economia d’Europa: senza i britannici il mercato interno della Ue sarebbe ridotto del 15 per cento e perderebbe nel contempo il principale polo finanziario del mondo, che non è come erroneamente si potrebbe pensare la borsa di New York, ma quella di Londra. Merkel sa bene che nel peggiore dei casi, a causa del Brexit, la Germania subirà perdite fino a 45 miliardi di euro fino al 2017 e dopo potrebbe perfino andare peggio, una situazione che danneggerà di certo l’industria tedesca fortemente concentrata sull’export e Angela non dimentica che l’anno scorso la Gran Bretagna è stata il più grande mercato di esportazione per le aziende tedesche.

La bilancia del commercio estero ammonta a 31 miliardi di euro e più di 2.500 aziende tedesche hanno stabilimenti nel Regno Unito, per uno stock di capitale di circa 130 miliardi di euro ed un totale di circa 400 mila dipendenti e collaboratori. Dunque la cancelliera Angela Merkel, ha dato il suo appoggio alla decisione della premier Theresa May di non invocare fino all’anno prossimo l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per attivare il Brexit, nonostante le pressioni di altri governi europei, come quello francese, ad accelerare il processo di uscita. Theresa May ha assunto un patto di collaborazione con la cancelliera Merkel e i colleghi del Consiglio europeo con spirito costruttivo per far sì che l’uscita avvenga in modo ragionevole e ordinato.

Tutti hanno bisogno di tempo per prepararsi a questi negoziati e sia il Regno Unito che la Germania e sono paesi che hanno un team di dirigenti esperti e con chiunque si negozierà, le grandi risorse diplomatiche saranno una risorsa. E allora evviva il tailleur colorato di Lagarde, le scarpe panterate di May,gli scarponi da ginnastica di Merkel.


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