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Le quattro Strategie per le infrastrutture

Di Graziano Delrio

L’articolo del ministro Graziano Delrio tratto dall’ultimo numero della rivista Formiche

L’Italia ha bisogno di opere pubbliche utili, grandi o piccole che siano. Infrastrutture per i trasporti connesse, intelligenti e sostenibili, per una rete realmente al servizio dei cittadini e delle imprese. Il nostro Paese ha una rete stradale e autostradale capillare, un servizio di alta velocità per passeggeri di livello internazionale, una diffusa presenza di porti e aeroporti. Eppure le opere pubbliche italiane non godono di buona reputazione, per efficacia e per legalità.

Connettere l’Italia significa adottare una strategia e una pianificazione per il Paese su logistica e mobilità entro cui scegliere e realizzare le opere utili, regole certe e lotta contro la corruzione, una scelta netta per la sostenibilità e la qualità. Stiamo affrontando criticità pluridecennali, a partire dai tempi medi di realizzazione delle opere pubbliche: 15 anni per un progetto da 100 milioni. La mancanza, soprattutto, di una chiara strategia unitaria ha prodotto un percorso a ostacoli negli itinerari e bassi livelli di accessibilità nel Mezzogiorno, nelle periferie, nelle aree produttive.

Lo squilibrio modale a favore della gomma vede il traffico merci su treno al 12%, circa un quinto della Germania, mentre la media dell’Unione europea è al 18%. La logistica perde ogni anno 40 miliardi in inefficienza. Sono bassi poi i livelli di manutenzione e le aree urbane e metropolitane sono congestionate. Infine, il sistema è stato poco trasparente nelle scelte, nella progettualità e gestione, e non di rado in queste pieghe si sono nascosti corruzione e fenomeni criminosi.

La geografia è destino. L’Italia è la penisola d’Europa nel Mediterraneo, con 8mila chilometri di coste. La vocazione del nostro Paese, per natura e storia, è nella connessione tra oriente e occidente. È una vocazione del tutto trascurata in questi decenni. La posizione strategica dei porti italiani rappresenta invece un’enorme potenzialità se si fa sistema e se si crea una rete interconnessa. Una rivoluzione della normalità i cui assi sono i quattro corridoi europei Ten-T, che attraversano il Paese, separato dall’Europa dalla più alta catena montuosa del continente: Baltico-Adriatico, Reno-Alpi, Mediterraneo, Scandinavo-Mediterraneo.

Le scelte che da un anno a questa parte abbiamo compiuto, e che sono sviluppate nelle quattro Strategie per le infrastrutture allegate al Def 2016, hanno un filo conduttore nella sostenibilità ambientale, sociale, temporale, economica. Vogliono garantire l’accessibilità ai territori, all’Europa e al Mediterraneo, una mobilità sostenibile e sicura, il sostegno alle politiche industriali di filiera, la qualità della vita e la competitività delle aree urbane. Strategie da declinare nelle opere pubbliche finanziate da Stabilità, fondi europei, Cef, piano Juncker, Pon Infrastrutture e Reti, Por 2014-2020 e capitali privati.

Il primo pilastro strategico, “Infrastrutture utili, snelle e condivise”, rappresenta un cambio di paradigma: scegliere le opere necessarie e programmare. Una logica presente nelle diverse riforme avviate, a partire dal Codice degli appalti, con criteri importanti per la legalità, la semplificazione, la qualità, la trasparenza. Supera la Legge obiettivo e le leggi speciali, introduce una pianificazione complessiva con il Piano generale dei trasporti e il Documento pluriennale di programmazione, oltre all’anagrafe completa delle Opere incompiute: le singole amministrazioni responsabili dovranno decidere il destino di ciascuna di esse. Sono in corso poi il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, la Project review su opere nel cassetto e da realizzare, la pubblicazione trasparente dei dati avviata con Opencantieri sul sito del ministero per le Infrastrutture e i trasporti.

Il secondo pilastro riguarda politiche di “Integrazione e intermodalità per i passeggeri”, ma in modo particolare l’incremento del trasporto merci su ferro e via mare, rispetto al trasporto su gomma, frutto di congestione e inquinamento. La cura del ferro e dell’acqua sono già in corso. Nella riforma sui porti, come nel contratto di programma Rfi di 17 miliardi tra 2016 e 2017 dedicato a trasporto pendolari, merci e corridoi merci, oppure negli incentivi Marebonus e Ferrobonus.

Il principio della cura va applicato poi a ciò che esiste già, come strade e viadotti, ed è la terza strategia: “Valorizzazione del patrimonio esistente”. Così, il contratto di programma Anas 2016-2020 ammonta a 20 miliardi, di cui circa 8,2 su manutenzioni e 8,8 su completamenti. Le manutenzioni debbono essere profonde, non le classiche toppe, e prevedere tecnologie intelligenti per la sicurezza e l’infomobilità.

Le città sono al centro del quarto pilastro strategico, “Sviluppo urbano sostenibile”. Le città e le aree metropolitane concentrano il 70-80% del Pil, attraggono ricerca e investimenti, sono ricche di opportunità e per questo debbono puntare molto sulla qualità, l’innovazione e la sostenibilità. I servizi di trasporto pubblico locale sono al centro di una riforma a 360 gradi di cui fa parte anche il rinnovo del parco mezzi previsto in Stabilità. Le ciclovie turistiche sono il volano per una mobilità urbana dolce, tra cui le ciclostazioni. Per il trasporto su gomma, puntiamo a un incremento dei mezzi elettrici favorendo l’introduzione delle colonne di ricarica e incentivando mobilità condivisa e tecnologie intelligenti. Infine, la rigenerazione urbana, con la riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (7.500 alloggi entro il solo 2016) e gli interventi nelle periferie.

Strategie, linee di azioni ed interventi che il governo ha proposto e condiviso con i territori e i protagonisti delle varie politiche, e che sono in grado di sostenere una ripresa economica insieme a una migliore qualità della vita per cittadine e cittadini, migliorando l’offerta di mobilità del Paese.

Graziano Delrio (Ministro per le Infrastrutture e i trasporti)

 

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