Sono attualmente 3324 i soldati tedeschi impegnati in missioni estere. Tra queste quella in Mali, in Libano, nelle azioni di contrasto all’Isis. Berlino negli ultimi anni si è viepiù posizionata sullo scacchiere internazionale. Questo è avvenuto sia a livello di missioni che diplomatico, come nel caso dell’Ucraina, dove Berlino ha agito in coppia con Parigi. Un impegno che era stato sollecitato due anni fa, nel febbraio del 2014 durante l’annuale Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, dal capo di Stato Joachim Gauck. Allora Gauck aveva detto che la Germania, visto il peso politico e le sue possibilità, doveva partecipare più attivamente a tracciare una di sicurezza internazionale, a livello strategico, diplomatico e militare. L’appello era stato condiviso allora dal ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e dalla ministra della Difesa Ursula von der Leyen.
Ora questo impegno è stato codificato nel Libro Bianco della Bundeswehr, presentato settimana scorsa. Sollecitata ripetutamente dalla Nato a contribuire maggiormente anche in termini operativi alle missioni, nello stesso si legge che “la Germania in futuro non intende solo partecipare più attivamente alle missioni Nato, ma assumere ruoli guida e se del caso anche di apripista” (un esempio concreto a tal proposito è il recente dispiegamento di truppe Nato nei paesi dell’est dell’Ue, dove la Germania ha assunto un ruolo guida); che il governo “si impegna nel quadro delle proprie risorse” a raggiungere l’obiettivo di spesa per le forze armate del 2 per cento del pil entro il 2024, come ripetutamente chiesto dalla Nato; che la Bundeswehr potrebbe essere impiegata anche in missioni intere; ne potranno far parte cittadini stranieri appartenenti a un altro stato dell’Ue; e che Berlino continuerà nei suoi sforzi per ottenere un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L’Associazione federale della Bundeswehr si è detta, in linea di massima, soddisfatta degli obiettivi fissati dal Libro Bianco: “Alla luce del nuovo ruolo di garante dell’ordine e della sicurezza in Europa, di cui è stata progressivamente investita la Germania, è necessario prendere atto che aumenteranno di anche i compiti al riguardo. Il che vuol dire che, accanto agli interventi ‘out of area’ che hanno contraddistinto gli ultimi anni, si aggiungeranno sempre più compiti di difesa del paese e dell’Unione” ha dichiarato André Wüstner, presidente dell’associazione, sottolineando, che si tratta di una evoluzione logica per la quale si richiederanno però molte più risorse. “Perché, come viene descritto correttamente nel Libro Bianco, la Bundeswehr riformata, composta da minor personale si trova di fronte a uno scenario mai visto prima di crisi e conflitti in atto contemporaneamente e di grande entità. Ne consegue un più veloce e radicale cambio di passo nella preparazione del personale e nei mezzi disponibili”.
C’è solo un punto che viene decisamente respinto dall’associazione. Riguarda l’idea contenuta di poter in futuro accogliere tra le fila della Bundeswehr anche cittadini di altri stati Ue. Un conto è un esercito europeo, un altro chiedere lealtà alla Germania a cittadini stranieri, fa sapere l’associazione. La Bundeswehr rischierebbe di diventare una sorta di legione straniera. Un’accusa alla quale ha risposto immediatamente von der Leyen: “Mai e poi mai si è pensato a una legione straniera”. D’altro canto, faceva notare la ministra, ci sono già molti funzionari civili che operano in altri paesi dell’Ue (per esempio i funzionari di Frontex in Italia). A parte il fatto che – così sempre von der Leyen – i soldati stessi oggi intendono la loro missione in modo assai più ampio che in passato. “Non è il pezzo di terra, ma sono i valori, quelli per i quali compiono la loro missione”.
Assai controversa viene giudicata invece da parte dell’opposizione politica, l’idea di riconoscere ai soldati un ruolo di tutori della legge anche nel loro paese, come già fa l’esercito in Francia. Perché un conto è il loro intervento, aiuto in caso di catastrofi naturali o attacchi terroristici, un altro è dotarli di poteri simili a quelli delle forze dell’ordine. A prescindere dal fatto che ciò richiederebbe una modifica della costituzione. Secondo la Linke (Sinistra): “Questo Libro Bianco non è altro che le richieste messe nero su bianco di avere più soldi e più soldati per partecipare a più missioni militari e disporre di più materiale bellico. Questo Libro Bianco non è altro che un appello per il riarmo e la guerra”. Dello stesso avviso i Verdi, secondo i quali l’intenzione esplicitata nel Libro Bianco di partecipare in futuro a “cooperazioni ad-hoc” è quello di liberarsi sempre più dalle risoluzioni dell’Onu, “come già avvenuto nel caso delle coalizioni anti Isis in Siria e nell’Iraq”.
L’attacco più duro è arrivato però dal partner di coalizione, cioè dall’esperto per la Difesa dell’Spd Rainer Arnold. In un’intervista alla Deutsche Welle, Arnold ha sottolineato che l’obiettivo di investire nella Difesa entro il 2024 il 2 per cento del pil è assolutamente irrealistico. “La Germania è lontana anni luce dall’ottemperare a questa richiesta della Nato”. A parte il fatto che non saranno più soldi a migliorare l’efficienza delle truppe tedesche, ma solo un chiaro elenco delle priorità potrà ottimizzare le forze disponibili.