Skip to main content

Ecco come i mercati hanno reagito alle parole di Yellen della Fed

yellen

Se l’intenzione di Yellen e C. ieri era di indurre i mercati a prezzare una maggior probabilità di un rialzo dei tassi nella seconda metà del 2016, beh, non ha funzionato. I futures sui fed funds, sono andati, seppur marginalmente, nella direzione opposta, e i rendimenti sulla curva treasury hanno messo a segno cali significativi.

D’altronde, i contenuti informativi dello Statement erano pressoché nulli. Non abbiamo certo scoperto ieri sera che l’aumento di nuovi occupati è stato “robusto in giugno dopo la debolezza di maggio” e che “i rischi di breve per lo scenario economico sono diminuiti” (praticamente le uniche modifiche rispetto al FOMC di giugno). Assente qualsiasi indicazione di un impatto degli ultimi sviluppi macroeconomici sul timing di un rialzo, il mercato dei tassi si è rilassato, restituendo quel poco di “event risk” che prezzava.

Dal tono dei prossimi discorsi (domani Williams e Kaplan, e Lunedi Dudley) scopriremo se conservare lo status quo era effettivamente l’obiettivo del Committee, o se sono stati semplicemente troppo prudenti. Nel frattempo, il Dollaro ha naturalmente reagito al calo dei rendimenti, restituendo parte dei recenti guadagni.
La cosa non ha fatto piacere a Tokyo, che da sempre ha bisogno della collaborazione della FED per indebolire la propria divisa. La scarsa proattività del FOMC ha complicato il lavoro di Kuroda stanotte, e il balzo dello yen è stato salutato da un nuovo selloff dell’azionario giapponese. Poco mossa il resto dell’Asia, che dovrebbe trarre vantaggio del tono conciliante della Banca Centrale Americana, ma per il momento non ne ha approfittato più di tanto.

L’apertura europea ha dovuto fare i conti, oltre che con un Euro più forte per i motivi di cui sopra, con un nuovo cambio di vento sul settore bancario, passato in lettera poco dopo l’apertura, senza particolari catalyst (Paschi era stabile e i risultati bancari discreti da BNP e CS) se non nervosismo per l’incombere della pubblicazione degli stress test domani sera, che produce un abbondante circolazione di studi non troppo ottimisti.

Cercasi tracce di impatto di brexit sul sentiment: Economic, Business, Industrial, e services confidence in EU a luglio tutte in miglioramento, e sopra attese. Stabile la consumer confidence.

Certo, se il petrolio continua a scendere, sarà una soddisfazione effimera. Se non altro, il quadro tecnico dice che il contratto dovrebbe trovare un po’ di supporto in area 40$con la media mobile a 200 giorni e la precedente congestione di marzo-aprile.

Restando in tema di inflazione, la recente fase positiva ha portato ad un rimbalzo (marginale per la verità) delle attese con il 5 anni forward in area 1.32%. La testardaggine dei tassi nominali nel rimanere nei pressi dei minimi ha fatto scendere i tassi reali a 10 anni a -0.77%, un livello estremo e violato solo temporaneamente ad aprile dell’anno scorso, quando la partenza del QE schiaccio i rendimenti ed elevo le attese di inflazione 50 bps sopra i livelli attualiLampi di Colore 201

Dal punto di vista macroeconomico non è un attestato di fiducia alla crescita europea, ma dal punto di vista della politica monetaria, costituisce un ulteriore easing delle condizioni finanziarie.

Nel pomeriggio ci ha pensato anche Ford, con la sua brutta trimestrale e la guidance negativa per la domanda di auto dei prossimi trimestri, ad aggiungere negatività, schiacciando il settore. Il listino milanese ha sofferto (come Madrid) l’alto peso di banche e altre single stories. Naturalmente il nuovo minimo del petrolio non ha aiutato.

Stanotte abbiamo l’attesissima Bank of Japan. Quasi l’80% degli osservatori si attende una mossa secondo Bloomberg.
Le opzioni classiche sono note, così come lo sono le controindicazioni: ulteriore taglio dei tassi (con impatto negativo su profittabilità bancaria), aumento del QE dagli attuali 80 trilioni di yen mensili (con effetto di accelerare l’esaurimento di questa misura, visto che la BOJ possiede già più del 40% di JGBs emessi), aumento degli acquisti di ETF azionari e REITS. A latere, si può sperare in qualcosa di originale, ma il consenso non sembra sperarci troppo. Un nulla di fatto non sarebbe accolto molto bene, e con lo yen a 104 non so se Kuroda può rischiare.
In bocca al lupo.


×

Iscriviti alla newsletter