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Cosa deciderà la Nato al vertice di Varsavia

Di Michal Baranowski e Bruno Lété
nato

Il summit di Varsavia dovrà essere un incontro ambizioso. Non servono piccoli cambiamenti incrementali. L’implementazione delle decisioni del summit in Galles e l’aggiustamento marginale dell’Alleanza non bastano nel nuovo panorama di sicurezza. Occorre trovare risposte alle sfide geopolitiche a est, sud e nord, nei vari domini della guerra: convenzionale, terrorismo, cyber, ibrido e nucleare. A sud, la Nato deve affrontare sfide non-lineari, per cui strumenti e strategie sono lontani dall’ovvio. A est, l’idea di azioni di contrasto alla minaccia è più chiara, ma lo è meno se l’Alleanza potrà raccogliere la volontà politica di porle in essere. Per adattare con successo la Nato a un ambiente di sicurezza che cambia rapidamente, il summit di Varsavia dovrà considerare una serie di raccomandazioni nella propria valutazione complessiva.

La Nato dovrebbe dispiegare due brigate a rotazione nel proprio fianco est. La Russia ha reagito al Readiness action plan implementando una strategia di anti-accesso e interdizione del territorio dall’estremo nord al Baltico, fino al mar Nero. Nei Paesi baltici e in Polonia, le capacità militari russe sono sufficientemente avanzate da impedire alla Nato il facile rafforzamento dei propri Alleati. Il summit dovrebbe dunque spostare la strategia dell’Alleanza da piccoli rafforzamenti a una più ampia, autonoma e attiva presenza con capacità in difesa aerea, intelligence, sorveglianza, riconoscimento e armi elettroniche. Considerando la sproporzionata presenza militare russa nella regione, far ruotare una forza delle dimensioni di una brigata alleata – una nei baltici e una in Polonia – sarebbe un inizio. L’Alleanza dovrà sviluppare un ruolo più robusto a sud. A Varsavia, la Nato può intraprendere alcuni passi in tal senso. Primo, oltre alle operazioni nel mar Egeo, si potrebbe creare una più forte capacità di allerta, sorveglianza e risposta contro i traffici nel Mediterraneo centro-orientale, dispiegando i Global Hawk a pilotaggio remoto nella base di Sigonella. Poi occorre intraprendere nuove iniziative per ridurre i rischi alla sicurezza e all’integrità territoriale della Turchia, compresa la crescente presenza militare russa nella regione. Infine, si dovrebbero indirizzare maggiore supporto politico e maggiori risorse al Mediterranean dialogue e all’Istanbul cooperation initiative.

A Varsavia si dovrebbe valutare l’opportunità di aumentare la preparazione Nato circa le minacce ibride. Un forte impegno su minacce non lineari è centrale in quanto la Nato non può essere un fronte unito se alcuni Alleati sono inadeguatamente protetti su tale dominio. Il summit può porre l’Alleanza sulla giusta strada, aumentando il capitale umano e le risorse finanziarie per le varie unità di intelligence, militari e civili, garantendo al Comando supremo in Europa più poteri per autorizzare procedure di risposta, cercando un memorandum di intenti Nato-Ue per una più stretta cooperazione sull’hybrid warfare. La Nato dovrà aggiornare la propria politica nucleare. La dottrina e le condizioni per la gestione delle crisi comprese nella Deterrence and defense posture review, oltre agli altri elementi del precedente dibattito nucleare, non sono più validi. Si dovrebbe procedere in due step. Al summit, gli Alleati dovrebbero concorda- re una formulazione che sottolinei la necessità di deterrenza nucleare contro ogni minaccia al territorio Nato, così da assicurare gli Stati maggiormente esposti. Dopo il summit, la Nato dovrebbe avviare un dibattito nucleare paragonabile al processo che ha condotto alla Review del 2012, al fine di ridefinire il contributo delle forze nucleari.

Infine, si dovranno rivitalizzare le partnership e l’Open door. Il raggio d’azione dell’Alleanza oltre i propri confini potrebbe ridursi drasticamente se si permetterà a molti partenariati di appassire; ciò comprende lo status degli accordi militari, dei diritti di sorvolo e delle intese di condivisione d’intelligence. L’allargamento della Nato dovrebbe essere inteso come un progetto politico, non riducibile alla negoziazione di condizioni legali o criteri tecnici. Completare l’integrazione Nato nei Balcani dovrebbe essere una priorità. Porre l’Open door di nuovo nel cuore della politica alleata proietterà la credibilità della Nato oltre i propri confini.

Il summit di Varsavia deve, appunto, rinforzare la credibilità della Nato affinché appaia un macchina militare formidabile agli occhi di membri, partner e avversari. Tuttavia, per ottenere questo risultato, l’Alleanza avrà bisogno di continuare a rafforzare le funzioni force-multiplying, le strutture di comando e l’interoperabilità tra alleati e partner. Rispetto al passato, oggi le sfide alla sicurezza richiedono risposte veloci e necessitano di un framework politico flessibile in cui la reazione coercitiva possa essere decisa tra attori interconnessi. Il summit dovrà segnare l’inizio di un adattamento di lungo periodo dell’Alleanza in un mondo che fa i conti con il disordine del prossimo futuro.

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