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Tutte le prossime sfide della Nato

Giampaolo Di Paola

Il recente dibattito relativo al summit di Varsavia mi ricorda una famosa frase di John Maynard Keynes, pronunciata nel 1937: “Abbiamo la naturale tendenza a credere che il futuro sia come il passato”. E invece è il momento per la Nato di accettare l’idea che il futuro sarà diverso. La difficoltà non sta tanto nell’accettare nuove idee, cosa che di solito è molto affascinante, quanto di abbandonare quelle vecchie, aspetto molto più difficile ma anche molto più utile. Se non si guarda avanti si resta fermi.

Da un summit che si tiene a Varsavia, in Polonia, cosa ci si può aspettare? Quanto meno una certa preoccupazione nei confronti della Russia, se non – al di là delle dichiarazioni – una vera e propria paura. Comprendo pienamente tali preoccupazioni, così come comprendo che il comportamento russo in Crimea e nell’est dell’Ucraina sia assolutamente inaccettabile e che richieda la nostra solidarietà e la nostra fermezza.

È un fatto incontestabile che ci avvicina alla sensibilità della Polonia e degli altri Paesi del cosiddetto fronte est dell’Alleanza. Tuttavia, una cosa è la fermezza, un’altra è assumere una mentalità di lungo periodo secondo cui la Russia è l’inevitabile e persistente “minaccia esistenziale” alla nostra sicurezza, e utilizzo la terminologia con cui diverse autorevoli figure hanno definito la Russia per l’Alleanza atlantica. Tale approccio mentale rivolto al passato può avere un’unica conseguenza: riprendere la logica della Guerra fredda e tornare a uno scontro con la Russia.

Non c’è alternativa; se si riconosce una minaccia come esistenziale, non si può far altro che procedere allo scontro. In questo modo si torna indietro alla vecchia idea, e cioè all’idea che la Russia sia l’unica minaccia con la “M” maiuscola. Credo che questo sia sbagliato e che rischi di porre la Nato in una realtà differente dall’attuale scenario internazionale. Terrorismo, rischio cyber, fronte sud, migrazioni, sicurezza energetica e Stati falliti sono temi molto battuti ma, alla fine, il focus principale nel corrente dibattito a Bruxelles resta sempre ancorato all’applicazione perenne dell’articolo 5 del Trattato atlantico nei confronti della Russia. Eppure non c’è alcuna contraddizione tra mantenere oggi un atteggiamento di fermezza e guardare al futuro con un approccio diverso, cioè assumere una mentalità secondo cui il futuro può essere diverso dal passato. Inoltre, oggi non c’è più una frattura ideologica tra occidente e Russia che giustifichi una mentalità comprendente una sola ed esistenziale minaccia per la Nato.

C’è anche un altro aspetto per cui l’Alleanza necessita di un cambio di mentalità complessivo. Se alla fine, nonostante i proclami e le dichiarazioni, resta un focus così concentrato su ciò che si avverte come l’unica minaccia, inevitabilmente si tende a dimenticare o sottovalutare tutto il resto. Tutte le altre minacce saranno dimenticate o ricordate solo all’interno di dibattiti in cui, oltre la Russia, tutto il resto verrà considerato secondario, quale la regione sud e le minacce, i rischi e le sfide che da essa promanano. Ciò avviene anche perché è molto semplice – militarmente, politicamente e intellettualmente – organizzare una risposta o definire una policy in una logica convenzionale di minaccia del tipo Stato contro Stato. Molto più difficile è pensare e organizzare una risposta dell’Alleanza di fronte a sfide asimmetriche molto più complesse ed elusive, tutt’altro che tradizionali.

A Varsavia si pone l’esigenza di sviluppare un approccio comprehensive rivolto all’individuazione e definizione di un singolo spazio di sicurezza, non un est e un sud bensì un single security space, e questo non solo a parole, ma anche nei fatti, adottando una strategia comprensiva capace di far fronte alle molteplici minacce che contraddistinguono l’attuale contesto internazionale e che lo caratterizzeranno anche il futuro, in difesa dei valori su cui l’Alleanza è stata edificata.

Abbandonare il passato, dunque, e abbandonare la vecchia percezione di una singola minaccia. D’altronde, i concetti di comprehensive approach e cooperative security sono stati molto discussi negli anni passati ma, più di recente, sembrano essere finiti in secondo piano. Adesso è il momento di applicarli alla realtà, di sviluppare un approccio che porti la difesa dei valori di democrazia e libertà oltre la percezione di una singola minaccia. Perché, se conserviamo la vecchia mentalità della singola minaccia, rischieremo di distaccarci dalla realtà e disperdere i valori di unità e solidarietà che sono da sempre stati alla base del successo dell’Alleanza. A Varsavia dobbiamo cominciare ad andare oltre Varsavia, abbandonando “the old ideas”.



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