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Omicidio stradale, ora la strage la fa la legge?

La legge sull’omicidio stradale, in vigore dal 25 marzo, emanata sull’onda dell’indignazione provocata da incidenti gravi causati da guidatori ubriachi che poi non facevano nemmeno un giorno di prigione, ha inasprito in modo drammatico le pene, ma ha creato problemi che ora toccherà alla Corte costituzionale correggere. Qualche esempio.

Ogni giorno si verificano decine di tamponamenti, e si sono già verificati numerosi casi nei quali il tamponato ha denunciato un colpo di frusta guaribile in più di 40 giorni (magari per incrementare il risarcimento del danno che dovrà essere pagato dall’assicurazione): ora il malcapitato responsabile dovrà affrontare un processo penale con il rischio della condanna da 3 a 12 mesi. Ma quel che è peggio, si applicherà in modo automatico la sospensione della patente per 5 anni. Altro casi realmente accaduti: un guidatore, perfettamente sobrio ma che, per una svista, nell’uscire da un parcheggio, ha schiacciato il piede di una signora; un impiegato pubblico in servizio che, in retromarcia, a passo d’uomo, ha urtato un anziano facendo lo cadere e provocandogli la rottura del bacino. In entrambi i casi la prognosi è stata superiore a 40 giorni, quindi processo penale e sospensione della patente per 5 anni. Il discorso non cambierebbe nemmeno se il danno fosse causato dal guidatore di un’ambulanza o di un mezzo dei vigili del fuoco: processo penale e 5 anni di sospensione della patente.

Secondo la giunta delle camere penali la legge sull’omicidio stradale è un “arretramento verso forme di imbarbarimento del diritto penale, frutto di cecità politico-criminale e di un assoluto disprezzo per i canoni più elementari della “grammatica” del diritto penale”. Anche perché, secondo l’Ucpi, non è vero che i responsabili di gravi incidenti finora sono rimasti impuniti.

Matteo Renzi si è attribuito pubblicamente la paternità di questa legge: difficile che ora abbia l’umiltà necessaria per riconoscerne le storture e avviare una riforma della riforma. L’unica speranza è la Corte costituzionale, che non mancherà, nei prossimi mesi, di essere chiamata in causa. Nel frattempo, ogni giorno, decine di persone pagheranno un prezzo spropositato per colpa di una semplice distrazione.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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