Skip to main content

Tutti i rischi di una Turchia lontana da Nato e Ue. Le opinioni di Alli e Casini

L’epurazione dei golpisti potrebbe avere effetti sulla proiezione internazionale di Ankara, rischiando di far scivolare il Paese a oriente, sempre più lontano da Nato e Unione europea. È quanto emerge dalle parole di Paolo Alli, vicepresidente dell’assemblea parlamentare Nato, e Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione affari esteri del Senato, entrambi raggiunti da Airpress.

Ieri mattina, a Bruxelles, il segretario di stato americano John Kerry ha incontrato i ministri degli esteri dell’Ue per discutere proprio del tentato colpo di stato in Turchia. Il fronte transatlantico appare compatto. Forte il monito lanciato a Erdogan: senza il rispetto dello stato di diritto e dei principi democratici c’è il rischio di usurare i rapporti con l’occidente, allontanarsi dall’Alleanza atlantica e interrompere i negoziati per l’integrazione europea. “Nessun Paese può diventare membro dell’Ue se introduce la pena di morte”, ha avvertito Federica Mogherini, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione. “La permanenza nella Nato richiede il rispetto dei principi democratici”, ha rincarato Kerry. In serata, sono arrivate, tardive rispetto alle violente immagini dei golpisti catturati circolate sul web, le rassicurazioni del primo ministro turco Binali Yildirim, secondo cui verrà fatta giustizia “nel rispetto del diritto”.

“La Turchia deve scegliere – ha detto Paolo Alli – e questa volta in modo definitivo, se continuare il percorso faticoso verso una democrazia compiuta, che prevede anche il rispetto dei diritti umani, o se tornare ad essere un regime totalitario”. Le accuse agli Stati Uniti da parte dei vertici turchi per il caso Gulen potrebbero nascondere l’intenzione di ri-orientare la proiezione strategica di Ankara. Dopo le scuse a Putin per l’abbattimento del caccia russo e la normalizzazione delle relazioni con Israele a sei anni dalla crisi Freedom Flottilla, questa ipotesi appare sempre più convincente. “La Turchia sta forse scegliendo di spostare definitivamente il proprio asse di alleanze strategiche dall’occidente all’oriente – ha proseguito il vice presidente dell’assemblea parlamentare Nato – e in questo senso è pensabile che Putin non stia con le mani in man”. Certamente, “una Nato senza la Turchia sarebbe più debole, ma una Turchia fuori dalla Nato significherebbe inevitabilmente una Turchia risucchiata nell’orbita russa”. Ciò avviene a poco più di una settimana dal Summit di Varsavia in cui l’Alleanza ha riordinato le proprie strategie e priorità, per le quali lo scivolamento a oriente della Turchia potrebbe aprire scenari molto diversi.

Resta invece più cauto Pier Ferdinando Casini, secondo cui “le incomprensioni con gli Stati Uniti sono destinate a ricomporsi”. In ogni caso, “solo degli irresponsabili potevano augurarsi che il golpe avesse successo. Tornare a quarant’anni fa non è mai una soluzione”, ha aggiunto il presidente della commissione affari esteri del Senato. Occorre comunque rimanere vigili, poiché “Erdogan potrebbe approfittare per fare del repulisti – ha detto Casini ad Airpress – e questo è per noi inaccettabile senza prove documentabili che accertino le responsabilità”. All’epurazione interna potrebbe, anche secondo Casini, sommarsi un riallineamento della proiezione esterna del Paese, sebbene “la politica neo-ottomana abbia creato solo problemi a Erdogan”. Di conseguenza, “prima o poi il presidente dovrà tornare sui propri passi. La Turchia non può rinunciare alla Nato e alla partnership con l’Unione europea, e in questo senso è positiva la ripresa dei colloqui con Israele e Russia”, ha proseguito Casini. C’è il rischio per l’Ue di commettere l’errore del 2003, “quando abbiamo chiuso la porta alla Turchia in modo repentino colpendo l’orgoglio dei turchi”.


×

Iscriviti alla newsletter