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Chi sbuffa nei comuni per la riforma costituzionale

Luca Antonini

Come Bracalone, lo sceriffo di Nottingham che scorrazzava per la campagna inglese per riscuotere le tasse dai cittadini della contee, anche oggi, “se passa la riforma costituzionale, i Sindaci d’Italia saranno costretti a chiedere i soldi senza poterne usufruire”. Parola di Guido Castelli, sindaco di Ascoli, che ha appena pubblicato il libro, “No, caro Matteo” (Edizioni dEste), presentato oggi, mercoledì 27 luglio, all’Istituto Luigi Sturzo di Roma.

Insieme all’autore era presente anche il costituzionalista Luca Antonini, professore e già presidente Commissione tecnica sul federalismo fiscale, che, nel corso di un intervento tranchant, ha descritto il libro di Castelli come “estremamente lucido”.

(LE FOTO DEI SINDACI CHE DICONO NO AL REFERENDUM)

CENTRALISMO NO GRAZIE

“Questo referendum è un grido dall’allarme dei campanili d’Italia – ha detto il professore, già presidente del comitato tecnico del Mef per il federalismo fiscale – che ci mettono la faccia riscuotendo le tasse per poi darle allo Stato”. Dopo la serie di scandali a livello locale “si tende a fare di tutta l’erba un fascio, ma non tutto è marcio e di certo il centralismo non è la soluzione” anche perché “non siamo in Francia, la nostra burocrazia non è quella Oltralpe”, ha chiosato Antonini. Il professore si è quindi rifatto a un “motto” per spiegare meglio il principio di “estorsione” cui sarebbe sottoposti i primi cittadini: “Il sistema dovrebbe reggersi sul vedo, pago, voto. Con il dominio del centralismo introdotto dalla riforma Boschi, invece, non rimarrebbero risorse per i servizi sul territorio”. E così, per il costituzionalista, “la soluzione sta nella solidarietà, nella sussidiarietà” altrimenti “si va sempre più verso il disfacimento dei rapporti politica-istituzioni”.

(LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO)

119, AIUTO IL FUOCO ARDE

La proposta di riforma Boschi “distruggerebbe le fondamenta dell’articolo 119 – ha detto l’autore del libro – e forse non è un caso se il 119 ricorda anche il numero dei vigili del fuoco: prima grazie a quell’articolo si spegnevano le corbellerie del governo centrale, adesso si alimenterebbe la fiamma”, d’altronde “dal governo Monti c’è stata un’economia di guerra” ha chiosato Antonini. “I comuni finiranno per essere dei meri esattori. Il nostro è l’unico Stato al mondo che compartecipa nei tributi dei sindaci”.

(CHI HA PARTECIPATO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO CONTRO LA RIFORMA BOSCHI)

ERRORI (S)GRAMMATICALI

Antonini ha poi riportato alcuni esempi di inadempienza o vizi di leggi che “denotano sciatteria”. “L’Imu è stata modificata 20 volte in 4 anni. Ogni cambiamento, oltre a costare caro, complica molto la vita dei contribuenti. Il Regolamento edilizio unico è in cantiere da 21 mesi, possibile che invece la Costituzione è stata possibile riscriverla in 18? Nel Codice degli appalti – ha continuato il professore – ci sono 200 errori grammaticali più parecchie corbellerie giuridiche”. Ma gli attacchi di Antonini non sono finiti: “Non si più fare di tutta l’erba un fascio anche nel caso delle partecipate, perché ci sono anche quelle che funzionano. Le 3 partecipate di Roma, Ama, Acea e Atac, contano insieme 20.000 dipendenti, più di quelle di tutti i comuni del Veneto, ma siccome sono quotate in borsa non possono essere toccate, anche se influiscono parecchio sul debito di tutte”.

E infine il suo grido di allarme: “La spending review ha colpito soprattutto le partecipate che hanno utile, le grosse sono state lasciate indenni”. La sua proposta? “Che almeno la finanza locale venga approvata in bicamerale, con un Senato attivo, come in Germania. Con la monocamerale della proposta di legge Boschi, il Senato, per citare Biagio Agnes, diverrebbe una “suocera inascoltata che darà consigli non richiesti”, ha concluso il professor Antonini.

Andrà a finire come la favola di Robin Hood?


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