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Terrorismo: dopo Istanbul, Trump ripropone waterboarding

Dopo l’attentato all’aeroporto di Istanbul, Donald Trump rispolvera la retorica aggressiva sulla lotta al terrorismo, che aveva un po’ tralasciato nelle ultime settimane, e parla di tecniche di tortura “molto peggiori” del waterboarding: “Dobbiamo combattere brutalmente e violentemente – dice – , perché abbiamo a che fare con persone violente”; e –aggiunge – “dobbiamo combattere ‘occhio per occhio’ ed essere intelligenti e forti, o non rimarrà molto del nostro Paese”.

L’Amministrazione Obama ha espressamente vietato il waterboarding come tecnica d’interrogatorio per sospetti terroristi, definendolo una forma di tortura e considerandolo, quindi, illegale. Invece, sotto l’Amministrazione Bush era stato praticato, insieme ad altre tecniche destinate a “fare crollare” i sospetti.

Per il magnate dell’immobiliare bisogna “adottare misure per proteggere l’America dai terroristi e fare tutto quanto possiamo per migliorare la sicurezza degli Usa”. Il che, a suo parere, include l’uso del waterboarding e altro. Affermazioni del genere suscitano approvazione e riprovazione in fette dell’opinione pubblica e aumentano il tasso di odio e di divisione di questa campagna.

Lo stesso Trump e i suoi comizi sono stati oggetto di proteste e minacce. Proprio ieri, il britannico di 20 anni che, per sua stessa ammissione, progettava di ucciderlo è stato incriminato per aver cercato di rubare la pistola a un agente durante un evento con lo showman in un casinò di Las Vegas. Michael Steven Sandford rischia fino a 10 anni di carcere e 250 mila dollari di multa. L’incidente è avvenuto il 18 giugno: dalle carte processuali risulta che il giovane ha guidato dalla California al Nevada per sparare a Trump, nonostante non avesse mai preso in mano una pistola prima.

Avallo della tortura e affermazioni divisorie non impediscono al candidato repubblicano d’oscillare tra il 20 e il 25 per cento di possibilità di conquistare la Casa Bianca, secondo un guru dei dati elettorali, Nate Silver, che vede però Hillary Clinton nettamente favorita, al 75/80 per cento di probabilità di farcela.

Fondatore del sito Five Thirty Eight, Silver aveva previsto la vittoria di Barack Obama sia nel 2008 che nel 2012. Oggi, ritiene che Trump abbia meno chance dei suoi due predecessori John McCain e Mitt Romney, entrambi sconfitti da Obama. Bisogna tornare indietro al 1988, per vedere George H.W. Bush ribaltare uno svantaggio simile contro Michael Dukakis.

Silver spiega: “Il convenzionale buon senso fa credere che Trump sia sostanzialmente sfavorito, nonostante, o forse proprio per la natura insolita della sua candidatura”. Il calcolo delle possibilità è una stima in base ai sondaggi e ad altre prove empiriche.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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