L’ultimo colpo di scena della vicenda Mps è arrivato a poche ore dall’approvazione dal capital plan da cui dipende il futuro della banca senese. È di ieri sera la notizia che l’ex numero uno di Intesa Sanpaolo (ed ex ministro dello Sviluppo), Corrado Passera, e Ubs presenteranno oggi una proposta alternativa per il risanamento dell’istituto. Le due lettere congiunte saranno sottoposte al consiglio di amministrazione che dovrà licenziare, oltre alla semestrale, la manovra finanziaria da cinque miliardi messa in pista per pulire il bilancio da 9,6 miliardi di sofferenze nette.
IL PIANO DI PASSERA E UBS
Sui contenuti del piano Passera vige il massimo riserbo, anche se l’intervento di investitori internazionali nell’aumento di capitale previsto per novembre potrebbe rivelarsi un ingrediente decisivo. Gli occhi sono puntati soprattutto sui fondi di investimento americani che già da qualche tempo stanno studiando con attenzione il dossier Mps. I candidati potrebbero insomma essere soggetti come Jc Flowers, Beauport Financial, Och-Ziff o BlackRock, solo per citarne alcuni. Altro aspetto significativo del piano potrebbe essere rappresentato dalle commissioni destinate al consorzio di garanzia. Sembra infatti che la proposta targata Passera preveda condizioni economiche più convenienti per il Monte rispetto a quella oggi sul tavolo.
IL RUOLO DEL FONDO ATLANTE
È invece poco probabile che il piano B metta in discussione il ruolo dal fondo Atlante. Il veicolo gestito da Quaestio sgr dovrebbe infatti partecipare alla cartolarizzazione da 9,6 miliardi, sottoscrivendo la tranche junior (la più rischiosa) e forse anche quella mezzanine. Proprio ieri peraltro Quaestio ha fatto sapere di aver arruolato Credito Fondiario per i servizi di due diligence e master servicing nelle operazioni sugli npl, e di aver rafforzato il management proprio per far fronte al dossier sofferenze. Visto insomma che l’architettura dell’operazione è già stata definita, rimetterla in discussione sarebbe un’inutile e dispendiosa complicazione in un momento in cui la rapidità sarà essenziale.
COSA SUCCEDE TRA I BANCHIERI D’AFFARI
Certo è che l’alleato di Passera sarà Ubs, storico advisor del Monte che negli ultimi anni, sotto la regia del capo dell’investment banking Andrea Orcel, ha lavorato intensamente su piani industriali e aumenti di capitale, senza dimenticare l’impegno nella ricerca finora infruttuosa di un partner. In passato proprio gli eccellenti rapporti di Orcel con i vertici del Santander hanno alimentato illazioni su un possibile intervento del gruppo spagnolo sulla partita senese, illazioni comunque sempre prontamente smentite. Vero è che, fino a qualche giorno fa, Ubs era tra i candidati a entrare nel consorzio di garanzia per l’aumento in arrivo. Qualcosa però deve aver guastato le relazioni tra il gruppo svizzero e il pool guidato da Jp Morgan e Mediobanca. Sembra peraltro che anche Société Générale, Morgan Stanley e Nomura abbiano fatto un passo indietro, mentre al momento resterebbe confermata l’adesione Citigroup, Bofa-Merrill Lynch, Deutsche Bank, Credit Suisse e Goldman Sachs. Banca Imi invece si sarebbe chiamata fuori dall’intera operazione, dunque implicitamente anche dal piano alternativo di Passera e Ubs.
LE PROSSIME TAPPE
Il quadro comunque si chiarirà solo tra oggi e lunedì, quando dovrebbe costituirsi ufficialmente il pre-consorzio. Fino a quel momento il lavoro proseguirà frenetico tra Siena, Piazzetta Cuccia e i quartier generali delle principali banche d’affari coinvolte. Vero è comunque che, se il piano Passera ottenesse luce verde dal board, il quadro cambierebbe radicalmente. A quel punto infatti l’ex numero uno di Intesa diventerebbe un protagonista del rilancio industriale di Mps e avrebbe le carte in regola per candidarsi alla poltrona di amministratore delegato oggi occupata da Fabrizio Viola. Ieri sera comunque la banca si è limitata a confermare di aver ricevuto la proposta: «Il cda della banca ha prontamente avviato una serie di approfondimenti propedeutici ad analizzare in dettaglio il contenuto delle lettere, richiedendo una serie di chiarimenti, dati e informazioni indispensabili al fine di valutare compiutamente i termini e le condizioni delle proposte ricevute», ha concluso la nota.
COSA FARA’ LA FONDAZIONE MPS
Ieri intanto Marcello Clarich, presidente della Fondazione Mps, ha messo le mani avanti sull’aumento di capitale: «Non abbiamo preso alcuna decisione. Ogni valutazione è in questo momento assolutamente prematura. Il percorso di analisi inizierà proprio domani con la prima di una serie di riunioni della deputazione amministratrice», ha concluso.
(Articolo pubblicato sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi)