La raccolta bancaria continua a contrarsi a causa della riduzione delle obbligazioni in circolazione. Questo fenomeno è previsto continuare nei prossimi anni, ma sarà controbilanciato dalla vivacità dei depositi. In questo modo le banche tenderanno a ridurre la raccolta a lungo termine a favore di quella a breve. Questa impostazione potrebbe provocare nei prossimi anni alcune difficoltà sul fronte dei costi, quando la Bce abbandonerà la politica monetaria ultraespansiva. Altro aspetto interessante riguarda le sofferenze: i più recenti dati mensili mostrano che il trend di crescita si è sostanzialmente arrestato. Sulla spinta di questa novità, sono state riformulate le ipotesi di crescita delle sofferenze e si è potuto alleggerire anche il peso degli accantonamenti. Infine, il patrimonio è previsto in costante crescita permettendo al sistema di rafforzare la propria solidità e di trasmettere maggior sicurezza ai risparmiatori e ai mercati finanziari.
Con riferimento al Conto Economico, dopo il previsto ritorno all’utile nel 2015, negli anni di previsione si evidenzia una lenta tendenza al miglioramento della redditività del sistema. La crescita degli utili deriverà da diversi fattori: il calo degli accantonamenti, il miglioramento degli altri ricavi, la sostanziale tenuta del margine di interesse e la lenta riduzione dei costi. Un grande apporto positivo nel 2015 è derivato dalla riduzione degli accantonamenti, processo che prevediamo possa continuare grazie alla prevista moderazione della rischiosità del credito.
Per quanto riguarda i tassi d’interesse, la previsione ha incorporato gli effetti dell’estensione temporale del QE e dell’ulteriore limatura del tasso sui depositi presso la Bce. Si prevede solo nel 2018, e ancor più nel 2019, l’avvio della normalizzazione della politica monetaria. Questo lungo periodo di bassi tassi influirà negativamente sul margine di interesse, ma le banche riusciranno ad ammortizzare questa riduzione di reddito grazie alla ricomposizione della raccolta verso forme più economiche. Infine, il capitolo sulla situazione territoriale degli aggregati del credito continua a mostrare la differenza strutturale esistente tra Centro-Nord e Sud Italia.
I dati emersi dalle elaborazioni presentate in questo Rapporto evidenziano più diffusi segnali di miglioramento. Anche nelle regioni meridionali si nota un andamento migliore rispetto al passato sia sul fronte del credito che su quello della rischiosità. Rimangono però evidenti le differenze strutturali esistenti sui tassi di interesse, più bassi al Nord e al Centro, e sulla erogazione del credito. Tuttavia, pur essendo abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale, la ripresa del settore creditizio sconta una situazione di partenza che resta notevolmente peggiore nel Meridione.