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Unicredit, Telecom, Assicurazioni Generali. Chi ha (e chi non ha) piani di successione

L’esistenza di piani di successione è tra gli argomenti più “caldi” all’interno della governance delle società quotate Italiane. Basti pensare soltanto a quanto accaduto nel corso degli ultimi mesi a tre società che rientrano tra le prime 10 per market cap all’interno dell’indice FtseMib: Generali, Telecom ed Unicredit.

L’analisi delle politiche di voto di alcuni dei principali investitori istituzionali al mondo (BlackRock, Legal and General, State Street, Calpers, Ubs, Axa, Northern Trust e Allianz), con una massa gestita superiore a 8 trilioni di dollari, dimostra una particolare attenzione al tema.

Inoltre, una survey condotta da Sodali e pubblicata nel mese di gennaio 2016, che ha coinvolto investitori istituzionali internazionali per un ammontare complessivo di 23 trilioni di asset gestiti (con il seguente breakdown geografico: 50% UK, 36% US, 15% Europa) evidenzia che:

– il 72% degli investitori intervistati nella fase di engagement con le società prestano attenzione al tema dei piani di successione;

– il 77% degli investitori ritiene che il miglioramento della disclosure da parte delle società in merito ai piani di successione possa condurre ad un aumento della fiducia e del supporto ai consigli di amministrazione.

Non potrebbe essere altrimenti, poiché l’esigenza principale di chi investe è quella di avere una panoramica chiara delle scelte aziendali, nonché delle capacità dell’azienda stessa di reagire prontamente a situazioni di “crisi” quali le dimissioni di un Amministratore Delegato, e di programmare il futuro, ovvero individuare la nuova generazione di possibili leader.

Il tema della successione non è, in linea di massima, uno dei temi più apprezzati all’interno della società italiana, nella quale sono in pochi ad accettare l’ineludibile trascorrere del tempo e capire l’importanza di un “refresh” o semplicemente di programmare il futuro.

Anche le società del Ftse non sembrano esenti da questa tendenza, i dati di una nostra ricerca lo dimostrano:

1. A tutt’oggi nell’indice principale soltanto 10 società, tra cui Generali, Mediobanca e Prysmian hanno adottato piani di successione in armonia con quanto richiesto dal codice di autodisciplina e dalle best practice internazionali;

2. 25 Società non hanno adottato piani di successione degli amministratori esecutivi;

3. Nessuna società ha adottato un sistema di successione per gli amministratori non esecutivi, date le caratteristiche peculiari del sistema del voto di lista. Tuttavia occorre segnalare che il tema è sempre più oggetto di discussione e confronto da parte della comunità finanziaria ed assume comunque rilievo per quelle società nelle quali è prevista la possibilità che il Cda uscente presenti una lista di candidati.

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