Utile netto rettificato in forte crescita per Unicredit nel semestre, con un +27,7% dal primo semestre 2015 a quota 1,3 miliardi di euro e con un secondo trimestre pure in aumento a 687 milioni (+31,5% sull’anno e +6,4% sul primo trimestre), oltre le attese degli analisti, che convergevano su 664 milioni. Il tutto mentre, sul fronte patrimoniale, i crediti deteriorati netti dimuiscono così come si riduce il flusso di crediti in bonis che si trasformano in deteriorati.
I NUMERI
Il gruppo bancario guidato da Jean Pierre Mustier non è riuscito però a riportare i ratio patrimoniali in zona più tranquilla rispetto al minimo del 10% (9,75% più buffer dello 0,25%) richiesto per l’istituto di Piazza Gae Aulenti dalla Bce: a fine giugno il Common Equity Tier 1 ratio transitional è salito al 10,51% dal 10,31% di fine marzo; quanto al Cet1 fully loaded (escludendo però gli effetti relativi al pieno assorbimento delle imposte differite attive, DTA, relative all’affrancamento fiscale dell’avviamento e alle perdite fiscali pregresse) è sceso al 10,33% dal 10,45% di fine marzo.
EFFETTO FINECO E PEKAO
Già da luglio, però, grazie all’effetto positivo delle cessioni delle quote di Fineco (8 punti base) e Pekao (12 pb), la situazione è migliorata a un CET1 pro-forma del 10,53% e ad agosto si dispiegherà l’effetto positivo (12 pb) della cessione a Sia delle attività di gestione delle carte di pagamento. Il dato patrimoniale, complice un mercato ancora nervoso, ha avuto un impatto superiore rispetto ai numeri del conto economico e il titolo ha ceduto un altro 2,28% a 1,802 euro.
DOSSIER AUMENTO DI CAPITALE
In ogni caso cresce il dibattito sull’entità del fabbisogno di capitale del gruppo, con Reuters che ieri, citando fonti informate, parlava di 7-8 miliardi di euro. Un tema, quello dell’aumento di capitale di Unicredit, toccato dallo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri in un’intervista a Cnbc e a Class Cnbc, durante la quale, parlando di Mps aveva commentato; «È una grande banca e ora, senza npl in pancia e con una chiara strategia, può diventare un’ottima banca, Ovviamente non penso solo a Siena, ma a tutte le banche, e in particolare a una grande banca che in questo momento ha bisogno di ricapitalizzazione. Ma questo è il mercato e decideremo nelle prossim settimane e nei prossimi mesi».
I PROSSIMI PASSI
Anche perché dopo la pausa estiva gli addetti ai lavori si attendono altre cessioni decise da parte di Mustier proprio al fine di mitigare le necessità in termini patrimoniali. E a quel punto si avrà un’idea più chiara sull’entità dell’aumento di capitale necessario. Tra le cessioni possibili, ci sono le residue quote del capitale di Pekao e di un’altra porzione di Fineco, oltre alla già annunciata ipo di Pioneer.
LE PAROLE DI MUSTIER
Ieri in conference call con gli analisti Mustier ha detto che «di fronte alla volatilità che in questi ultimi giorni ha caratterizzato il settore bancario italiano, voglio dire con chiarezza che per Unicredit il mondo non è cambiato da venerdì a lunedì mattina. I nostri parametri, le azioni che avevamo pianificato e la direzione lungo la quale ci stavamo muovendo venerdì scorso rimangono gli stessi. Con la nuova squadra di management presentata nei giorni scorsi siamo già pienamente al lavoro sulla revisione strategica che abbiamo annunciato e che, confermo, sarà definita entro la fine dell’anno». E ha aggiunto Mustier: «Dal punto di vista finanziario ragioniamo su una semplice equazione fra le necessità di capitale che includono il buffer che vogliamo avere al di sopra dei parametri regolamentari, gli aggiustamenti potenziali legati alla gestione del nostro portafoglio di npl e il capitale che saremo in grado di creare con azioni appropriate. A livello operativo vogliamo cambiare e sviluppare il gruppo con l’obiettivo di salvaguardare ricavi e profittabilità future della banca».
LA SEMESTRALE
Tornando ai conti semestrali, il dato di utile netto rettificato esclude le componenti straordinarie nette per 230 milioni di euro (216 milioni di plusvalenza realizzata dalla cessione della partecipazione in Visa Europe, 100 milioni di rilascio di rettifiche su crediti, 96 milioni di utili di negoziazione, con 55 milioni di oneri di ristrutturazione e 128 milioni da canoni di garanzia per le imposte differite attive DTA in Italia). Stabili su base semestrale i ricavi, a 1,1 miliardi di euro (+1,1% sui sei mesi 2015), ma in netta crescita nel secondo trimestre a 6,2 miliardi (+12.1% sul primo trimestre e +7.1% sull’anno). Quanto ai crediti deteriorati, il dato netto è sceso a 36,7 miliardi dai 38,9 miliardi di fine 2015 con un tasso di copertura del 52,4% (dal 51,2%) e anche le sofferenze nette sono scese da 19,9 a 19,7 miliardi con un tasso di copertura del 61,6% (dal 61%).
(Pubblicato su Italia Oggi/ MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)