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Cosa fa la BoE di Carney dopo Brexit

Di Giuliano Castagneto
nessun accordo Mark J. Carney, Governor of the Bank of England

Dopo averlo tenuto fermo per sette anni, con la convinzione di dover procedere entro breve a un rialzo viste le buone prospettive di crescita, il comitato di politica monetaria (Mpc) della Bank of England ieri ha deciso di ridurre il tasso d’interesse di riferimento, quello praticato alle banche, di 25 punti base portandolo allo 0,25%, nuovo minimo storico. Ma non è stata questa l’unica misura adottata dagli strateghi della banca centrale britannica guidati da Mark Carney. È infatti ripreso il programma di acquisto di titoli sul mercato, il cui importo complessivo è stato portato a 435 miliardi di sterline dai precedenti 375. Gli ulteriori 60 miliardi saranno spesi a un ritmo medio di 10 miliardi al mese. Inoltere ulteriori 10 miliardi saranno investiti nell’arco dei prossimi 18 mesi in obbligazioni societarie con lo scopo dichiarato di «ridurre gli oneri per le aziende di raccolta fondi sul mercato».

Infine alle banche saranno erogati prestiti per complessivi 100 miliardi finalizzati al finanziamento delle imprese. Si tratta di una riedizione del “funding for lending” lanciato nel luglio 2012 (quando infuriava la tempesta sull’euro), che la Bank of England in linguaggio tecnico definisce Term Financing Scheme.

Il pacchetto di misure adottato dalla BoE, corposo e aggressivo, “ha sorpreso i mercati”, ha riferito Azad Zangana, senior european economist e strategist di Schroders. Ma che cosa ha spinto Carney a varare un programma che sembra la fotocopia di quello lanciato dalla Bce lo scorso marzo? “Il comitato di politica monetaria è preoccupato delle prospettive economiche del Regno Unito dopo il referendum sulla Brexit”, ha aggiunto Zangana. Tanto preoccupato che lo stesso Carney non ha escluso un’ulteriore riduzione del tasso di riferimento. “Le prospettive sulla crescita nel breve e medio periodo si sono indebolite sensibilmente”, ha riferito la BoE, sottintendendo dopo il voto sulla Brexit. La banca centrale ha infatti drasticamente tagliato le stime sulla crescita per l’anno prossimo allo 0,8% dal precedente 2,3%.

È la revisione al ribasso più consistente mai effettuata ed è direttamente legata alle incerte prospettive dei prodotti made in England sui mercati del Vecchio Continente. Se i prossimi dati dovessero rivelarsi in linea con la nuova stima, allora il Mpc darebbe il via agli ulteriori stimoli. Questi ultimi, sostiene Carney, sono finalizzaati al sostegno della domanda interna. Ma secondo gli operatori il governatore della BoE non vedrebbe di cattivo occhio un forte indebolimento della sterlina sui mercati, che aiuterebbe non poco le aziende esportatrici britanniche, tra cui le controllate di diversi leader mondiali dell’automobile e della relativa componentistica.

Ieri la divisa britannica ha chiuso a 0,8476 (da 0,83) contro l’euro, in ribasso del 2,08%, e a 1,3139 contro dollaro da 1,33, cedendo quindi l’1,2% nei confronti del biglietto verde. Nel frattempo il tasso di rendimento dei Gilt decennali si è ridotto al nuovo minimo storico dello 0,65%. Tuttavia lo stesso numero uno della banca centrale d’Oltremanica ha escluso il ricorso a tassi negativi. E non è un caso, Carney sa bene che i tassi sottozero massacrerebbero i conti delle banche inglesi, cosa sconsigliabile considerato il peso che la finanza ha sul pil della Gran Bretagna (circa il 10%). Ed è proprio questo il principale motivo di preoccupazione di operatori e analisti.

Secondo Mitul Patel, capo della divisione reddito fisso di Henderson Global Investor, “Carney ha sparato tutte le munizioni e non può spingersi molto più in basso con i tassi”. Per la società di gestione, ma anche per altri commentatori come Lucy O’ Carroll, capo-economista di Aberdeen Asset Management, “la politica monetaria non può fare tutto da sola. Adesso tocca al Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond avviare un programma di espansione fiscale”. Comunque la City ha risposto bene alla terapia shock annunciata da Carney: l’indice Ftse 100 ieri si è apprezzato dell’1,6%.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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