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Che cosa unisce l’agonia di Aleppo alle ultime cose turche di Erdogan

L’agonia di Aleppo e dei suoi abitanti intrappolati dalle alchimie bellico-politiche di troppi protagonisti, interessati solo del proprio tornaconto, ricorda maledettamente la strage di Srebrenica, avvenuta nel disinteresse occidentale in pieno Occidente.

E’ come se la morte, vissuta in diretta attraverso reportage e testimonianze, venisse in automatico archiviata come “file”, senza preoccuparci minimamente di cosa accadrà a quei civili, in maggioranza donne e bambini, mentre gli ospedali umanitari vengono bombardati e Russia e Usa stentano a trovare un accordo su come trattare con Assad. Ma, appunto, per molti di noi sono solo “breaking news”, non drammi di portata epocale.

E altrettanto grave resta il silenzio del mondo di fronte alla “normalizzazione” che Erdogan porta avanti nella Turchia del dopo-golpe, al punto di svuotare le carceri di ben 38mila delinquenti comuni, per far spazio agli arrestati – la stragrande maggioranza dei quali fermata senza una reale motivazione – mentre continua la chiusura di giornali e radio-tv e le voci delle opposizioni vengono soffocate.

Ma noi preferiamo soffocare le nostre coscienze e non comportarci come dovrebbe fare una seria e matura comunità internaziona


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