Il mondo è cambiato. Il mondo del lavoro è cambiato. E’ ora di smetterla con quell’approccio statalista e assistenzialista che ha caratterizzato le politiche italiane per circa mezzo secolo, serve cambiare registro altrimenti il sistema non tiene più. Ed è quello che l’Anpal sta provando a fare. Seppure con un linguaggio più felpato, è questo in sintesi il messaggio lanciato ieri dal palco del Meeting di Rimini dal presidente dell’Agenzia nazionale per il lavoro Maurizio Del Conte, che nell’ambito dell’incontro dal titolo “L’introduzione dei giovani nel mondo del lavoro” è riuscito a strappare qualche segnale di fiducia anche al governatore della Lombardia Roberto Maroni, in parte critico sulla gestione di questo ente creato da quel Ministero del Lavoro che lui stesso ha guidato.
L’ASSISTENZIALISMO NON FUNZIONA PIU’
Docente di Diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano e consigliere giuridico del premier Matteo Renzi, il professore Del Conte ieri dalla Fiera di Rimini non ha avuto remore nello spiattellare davanti al pubblico una severa analisi sulle politiche del lavoro in Italia. “I tempi sono cambiati – ha scandito – non credo che in passato lo Stato abbia davvero investito con convinzione nelle cosiddette politiche di attivazione verso una nuova occupazione, per la semplice ragione che nel passato abbiamo inteso la protezione del lavoro come la protezione all’interno di un rapporto di lavoro, come il rimanere attaccati a un contratto di lavoro e nel caso si fosse sciolto, la soluzione non era quella di trovare un nuovo lavoro ma sostenere il reddito del disoccupato portandolo in qualche modo fino alla pensione”. Secondo Del Conte, “tutta la struttura era costruita su questa filosofia che però oggi no è più in grado di garantire il medesimo equilibrio”.
IL MONDO DEL LAVORO E’ CAMBIATO
Sono due le ragioni che, a detta del numero uno di Anpal, costringono a cambiare rotta in questo settore. “L’economia è cambiata, il modo di produrre è cambiato, i mercati sono cambiati e la protezione all’interno di un contratto di lavoro è divenuta illusoria”. Dunque, inutile puntare su quella per sostenere l’occupazione. I giovani questo lo sanno, “quel che importa non è più attaccarsi a un contratto di lavoro ma avere la garanzia di poter passare da un lavoro all’altro senza dover ricorrere alla consueta arma italiana della raccomandazione”. Dopodiché (e siamo alla seconda ragione), oltre al fatto che lo Stato non ha più le risorse per mantenere chi non lavora, va detto che le stesse aziende private non possono più permettersi sacche di inefficienza dovute a raccomandazione e scarso merito. “E’ un’evoluzione irreversibile” avvisa Del Conte.
IL RUOLO DELL’AGENZIA
Venendo al ruolo dell’Agenzia, diretta emanazione del Ministero guidato da Giuliano Poletti, il prof bocconiano è convinto che debba essere “una casa comune nazionale in cui fare confluire tutte e valorizzare quelle esperienze positive maturate nei territori”. A partire da un punto: il problema sul lato della domanda di lavoro. “Non pensiamo solo all’offerta, al lavoratore che cerca un posto – spiega Del Conte -. In anni di drammatica crisi occupazionale, è paradossale pensare che ci siano decine di migliaia di posti liberi perché le imprese non trovano le figure professionali adeguate, a causa anche della mancanza di un sistema di circolazione delle informazioni e della frammentazione del nostro mercato del lavoro”. Da qui, incalzato dal presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholz, Del Conte ha fornito una scadenza: “Un sistema informativo integrato è la precondizione per fare funzionare l’Anpal – ha detto -. Entro autunno ci sarà già una piattaforma nella quale confluiranno una serie di banche dati che oggi non si parlano tra di loro, come quella dei percettori di ammortizzatori sociali dell’Inps non collegata a quella dei Centri per l’impiego nelle Province o Regioni. Se, grazie anche alla nuova Agenzia, riusciremo a creare questa rete a partire da una nuova infrastruttura informativa, sono convinto che faremo un passo di modernizzazione straordinario per il nostro mercato del lavoro, che finalmente diverrebbe allineato alle migliori esperienze europee”.
MARONI DIFENDE IL SISTEMA REGIONALE
Al dibattito, insieme al presidente di Atlantia Spa Fabio Cerchiai e a Dario Odifreddi della Fondazione Piazza dei Mestieri, ha preso parte anche il governatore leghista Maroni, che ha corretto il tiro di Del Conte spiegando che “le politiche attive del lavoro in Italia in alcune aree hanno funzionato e in altre no”. Davanti alla platea ciellina, Maroni ha spiegato che “in Lombardia hanno funzionato, non per merito mio che ci sono dal 2013 ma per chi è venuto prima di me”. Quindi i dati: 32,3% di disoccupazione giovanile contro il 40,3% in Italia, 12,9% di abbandono scolastico contro il 15%, fino al divario sui Neet (18,7% contro 25,6%). Nel lodare più volte l’operato della sua assessora Valentina Aprea, un’habitueè del Meeting, il governatore leghista ha aggiunto: “Temo che le politiche del governo rischino di fare danni. Non vorrei che il referendum costituzionale crei un sistema che vede solo nel pubblico il motore per applicare politiche attive del lavoro, sarebbe un ritorno al passato”. Così come l’istituzione di una nuova “Agenzia romana” lascia scettico il presidente di Regione Lombardia, che però ha concluso il suo intervento tendendo la mano, e dimostrando ancora una volta tutta la sua diversità dal segretario di partito Matteo Salvini, confermata anche dalle parole sul Capo dello Stato Sergio Mattarella: “Se l’Anpal farà da riflesso nazionale delle esperienze migliori, se andrà a prendere le pratiche di successo da ogni territorio premiando chi lavora bene e sostituendosi dove c’è chi lavora male, allora ben venga questo ente e noi siamo pronti a collaborare”.