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Hollande-Papa Francesco, ecco perché la Francia laica ha bisogno del Papa

La laicité transalpina incontra la religione cattolica. E non lo fa da posizioni di parità, essendo reduce da una sconfitta diplomatica che sì, è stata superata, ma che ha rappresentato un punto nodale nelle relazioni tra Francia e Vaticano. Ieri il presidente francese François Hollande ha incontrato Papa Francesco nei Sacri Palazzi. Un incontro cordiale, di ben 35 minuti, chiuso da un “A bientot!” lanciato da Jorge Mario Bergoglio all’indirizzo dell’inquilino dell’Eliseo.

I DETTAGLI DELL’INCONTRO

Il presidente francese, sbarcato alle 9.30 del mattino a Ciampino, è andato a rendere omaggio alle vittime del terrorismo nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi, che è la chiesa nazionale dei francesi in Italia. Un gesto compiuto lontano da macchine fotografiche e telecamere per un presidente che viene da un Paese basato sulla separazione tra Stato e Chiesa ma che ha ben presente come l’uccisione di un religioso “profana la Repubblica”, come ha detto prima di incontrare il Pontefice. Muto sulla questione burkini sì/burkini no, Hollande ha anche chiarito che il messaggio della laicità francese non è di divisione, ma di unione, insieme alla difesa di chi crede e non crede.

LE PAROLE DI HOLLANDE

Dopo il colloquio, Hollande ha detto di aver ricordato al Papa come la Francia sia protettrice dei cristiani del Medioriente e del loro contributo per l’equilibrio della regione. “I francesi hanno dimostrato grande sensibilità alla fede cattolica”, ha detto, e che la Francia “al di là delle varie religioni”, ha espresso la sua simpatia nei confronti dell’operato del Papa.

LA STRAGE DI ROUEN

La Chiesa francese è salita alla ribalta il 26 luglio scorso con il drammatico omicidio di padre Jacques Hamel, sgozzato da due estremisti islamici a Rouen. In quell’occasione i vescovi francesi hanno invitato i musulmani a partecipare alla Santa Messa il 31 luglio scorso. Un’iniziativa replicata in Italia e che però non ha mancato di suscitare polemiche sia tra i credenti in Allah che tra i cattolici.

I RAPPORTI FRANCIA-VATICANO

Nei fatti, Parigi ha bisogno della sponda rappresentata da Roma. Il Papa non ha mai voluto entrare nell’arena del terrorismo islamico, chiarendo che non sia giusto parlare di terrorismo islamico, anche perché dovrebbe parlare anche dei fondamentalisti cattolici. E la Francia, che ha 5 milioni di abitanti di fede musulmana, trova nell’azione e nelle idee di Francesco un aiuto non da poco.

IMPASSE E IMBARAZZI

Parigi insomma vale ancor bene una Messa; in grado di superare l’impasse e l’imbarazzo diplomatico dei mesi scorsi: Laurent Stefanini, omosessuale, era stato nominato come ambasciatore francese in Vaticano. Ma la sua nomina non era mai stata ratificata dalla Santa Sede e anzi il Papa aveva voluto incontrare Stefanini per spiegargli il perché di quel rifiuto. Se nel passato Parigi aveva sempre tenuto duro sulle sue nomine diplomatiche, in questo caso ha capitolato. Ed al posto di Stefanini, a maggio di quest’anno, è stato nominato Philippe Zeller, 63 anni e nonno di due nipotini con regolare matrimonio eterosessuale alle spalle (la moglie, cattolica, è docente di tedesco). Stefanini si è potuto consolare con un trasferimento/promozione all’Unesco, dove rappresenta adesso la voce della Francia. E la capitolazione dei francesi davanti al Papa venuto dalla fine del mondo.



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