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Il mazzo di chiavi

Era da 4 anni che la zia non trovava un mazzo di chiavi. L’aveva ricevuto dagli infermieri dell’ospedale tra gli effetti personali del fratello. Tornata al paesello, anche per via della confusione del momento, doveva averle riposte da qualche parte senza farci troppo caso.
Quell’anno, in una sorta di compensazione che la vita – da sola – si prende la briga di fare, era nata la piccola di casa; facendo sbocciare sorrisi dalle guance rigate di lutto.
La sorella, di tanto in tanto, chiedeva alla zia se avesse trovato quel mazzo di chiavi. Era, in effetti, un mazzo comodo. Lo zio ci teneva soltanto le chiavi che servivano. Quelle aggiornate. Le donne, in genere, si divertono, della stessa porta, ad accumulare le chiavi di una vita di serrature.

L’altro pomeriggio la piccola che ha giusto 4 anni, è scesa sotto dalla zia che nel frattempo ci vede sempre meno. Le faceva compagnia mettendo sottosopra le stanze. Costringendola a richiamare anche le riserve di coni e bastoncelli.
A un certo punto, la piccola, che ha l’età che non conosce discrezione, ha aperto la porta della cameretta dello zio. E, senza badare all’aria di sospensione che vi dimorava da 4 anni, dove perfino la polvere muta si guardava bene dal posarsi, ha iniziato a interrogare la zia su ogni foto che trovava.
D’un tratto la manina, di cui la vita aveva deciso di servirsi per giuntare pezzi di una stessa storia, ha preso il mazzo di chiavi che stava dentro il posacenere sopra il comodino. Tant’é.


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