Relocation dei profughi sbarcati in Italia, salvaguardia dell’accordo con la Turchia per limitare nuovi afflussi con la riapertura della rotta balcanica, nuovo patto con la Libia per fermare gli scafisti. Sono queste le direttrici principali lungo le quali il ministro dell’Interno Angelino Alfano insieme al suo omologo federale tedesco Thomas de Maizière ha lanciato ieri dal Meeting di Rimini un rinnovato asse Roma-Berlino per fronteggiare l’emergenza immigrazione.
L’ANNUNCIO DEL MINISTRO TEDESCO
“Ponti o muri. Il futuro dell’Europa”, questo il titolo dell’incontro tenutosi ieri sera alla kermesse ciellina e moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini. Un faccia a faccia tra i due ministri svolto davanti a circa 1.500 persone, a seguito di un incontro bilaterale a porte chiuse tra i due rappresentanti di governo che ha sancito alcune novità. Tra queste, la più importante è la decisione annunciata in anteprima al Meeting da de Maizière: “Da settembre – ha detto – ci impegniamo ad accogliere in Germania diverse centinaia di migranti con il sistema della relocation. Spero che questa nostra decisione possa essere di esempio per altri Paesi”. Prima di questa apertura, il ministro tedesco aveva spiegato come il tema dell’immigrazione vada affrontato con “il giusto mix di ragione e cuore”, ricordando gli accordi di Berlino che impegnano Spagna, Italia e Grecia ad accogliere i profughi, riconoscendo però come le decisioni assunte sulla relocation non siano state ancora concretizzate.
L’AUT AUT DI ALFANO
L’annuncio di de Maizière è musica per le orecchie di Alfano, che può così rivendicare il risultato portato a casa e ringraziare il collega tedesco con parole di approvazione e stima nei confronti dell’esecutivo guidato da Angela Merkel. “Nel 2015 – ha scandito – la Germania ha accolto oltre 1 milione di profughi, e se oltre a questi adesso prende anche quelli che arrivano dall’equa distribuzione, sarebbe irresponsabile che qualunque altro Paese europeo si sottraesse a doveri analoghi”.
L’asse Roma-Berlino sulla gestione dei profughi è l’occasione per il leader di Ncd di calcare la mano su alcuni temi politici a lui cari, riuscendo a strappare più di un applauso da una platea amica come quella di Cl. “Oggi siamo chiamati a scegliere se vogliamo lasciare l’Europa o cambiare l’Europa” è stato il suo primo aut aut, seguito poi da “dobbiamo stabilire se vivere l’integrazione europea come il passato di un’illusione o come il futuro di una speranza”. “Da quando c’è l’Europa, ci sono pace e benessere. Noi la vogliamo cambiare questa Europa, ma ragionevolmente nessuno può pensare di abbandonarla”.
TRA TURCHIA E LIBIA
Nel dettaglio dei rapporti con i Paesi islamici, il titolare del Viminale ha acceso i riflettori su Tirchia e Libia partendo da una considerazione: “La pressione derivante dai flussi migratori è una nuova arma della geopolitica moderna, gli spostamenti dei migranti possono spostare flussi di voto e determinare la vita dei governi”. Il riferimento (nemmeno troppo velato) va proprio allo Stato guidato da Recep Tayyp Erdogan, quella Turchia che “possiede quest’arma”. Non a caso, ha aggiunto il ministro, “l’Europa con la Turchia ha stretto un accordo che serve a evitare che Erdogan apra i cancelli, avendo all’interno dei propri confini qualche milione di profughi. Questo schema di accordo dovrebbe essere replicato con la Libia, dato che il 90% di disperati che arrivano sulle nostre coste parte dalla Libia”. “Con la Turchia – ha concluso Alfano – serve un accordo diplomatico a livello europeo, sapendo che lì non si può scherzare sui diritti umani ma anche che se salta questo accordo non immaginiamo nemmeno quali conseguenze ci possono essere. Andiamoci quindi cauti a fare saltare il patto con i turchi, siamo pragmatici e concreti e cerchiamo di ripeterlo con la Libia”.