Ma Corrado Passera è un politico o un banchiere? Vuole ancora diventare il leader di un rinnovato centrodestra o punta invece a fare il numero uno di una banca?
Le domande circolano da giorni nei palazzi della politica e della finanza, tra lo stupore di molti, dopo le ultime mosse del fondatore e presidente del partito Italia Unica. Eh sì, perché dopo aver fondato un movimento poi trasformato in partito, e dopo aver partecipato alle elezioni comunali a Milano, dove ha appoggiato Stefano Parisi del centrodestra, i più pensavano che l’ex numero uno di Poste e di Intesa avesse intrapreso del tutto la carriera politica: tanto da candidarsi di fatto a leader di un centrodestra moderato e liberale post berlusconiano. Anche perché, da quando ha iniziato l’attività politica e di partito con Italia Unica, Passera si è distinto non poco per le staffilate contro le confusioni di ruoli tra istituzioni, politica e affari. In una prima fase indirizzate per lo più verso l’ex premier Silvio Berlusconi e più di recente contro Matteo Renzi. Ma evidentemente le ultime mosse bancarie e finanziarie di Passera sul dossier rientrano anche, secondo l’ex manager, nell’attività politica: infatti nella nota quotidiana redatta dal coordinatore di Italia Unica, Lelio Alfonso, il 2 agosto si legge – circa il piano di Mps elaborato da Jp Morgan e Mediobanca – che “gli entusiasmi, peraltro mal riposti, sono durati lo spazio di un mattino. I mercati non fanno sconti quando le questioni non si affrontano veramente. E la raffica di sospensioni al ribasso per i titoli bancari (Mps e Unicredit in testa) ne è l’amara conferma”. Un siluro indiretto anche all’ad del Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola.
LA MOSSA A SORPRESA SUL MONTE DEI PASCHI
A dimostrare quanto a Passera manchi il mondo bancario è il piano che ha aveva presentato giorni fa, insieme con Andrea Orcel della banca d’affari Ubs, per il salvataggio del Monte dei Paschi, l’istituto europeo che è uscito peggio dagli stress test europei sui cui risultato si è alzato il velo la scorsa settimana. La notizia è giunta il 28 luglio, il giorno prima cioè che fossero annunciati i risultati dei test europei, quando la stessa Mps, in una nota giunta in tarda serata, ha confermato “la ricezione di due lettere: una da parte del Dr. Passera ed una da parte di Ubs contenenti proposte inerenti la Banca. Il consiglio di amministrazione della Banca ha prontamente avviato una serie di approfondimenti propedeutici ad analizzare in dettaglio il contenuto delle lettere, richiedendo una serie di chiarimenti, dati ed informazioni indispensabili al fine di valutare compiutamente i termini e le condizioni delle proposte ricevute. Ad esito di tale attività la banca informerà il mercato”, concludeva la nota di Mps.
IL NO DEL CONSIGLIO DI MPS
In realtà, però, Passera non riesce nemmeno ad andare in consiglio di amministrazione del gruppo senese per illustrare il suo piano, che si contrappone a quello, che poi ha avuto la meglio, messo a punto dai consulenti di Jp Morgan e Mediobanca. A renderlo noto è lo stesso ex ad di Intesa, in una nota piccata che giunge il 29 luglio in serata, poco prima che arrivino gli esiti degli stress test: “Ieri ho presentato, d’intesa con Ubs una proposta che potrebbe rilanciare Mps e collocarla in tempi brevi al vertice delle migliori graduatorie italiane, e non solo”. Dopodiché, per sommi capi, Passera nella nota presenta il suo piano: “Il progetto imprenditoriale complessivo è di grande portata: 4,5 miliardi di pulizia di bilancio, completo deconsolidamento delle sofferenze, oltre 6 miliardi di ripatrimonializzazione, un obiettivo di Roe del 10%”, con riferimento all’indicatore di redditività “return on equity”. “Abbiamo chiesto – prosegue Passera – di poter presentare il progetto in dettaglio al cda per poter interpretare fino in fondo le esigenze della banca in questo delicatissimo momento. Siamo stati convocati in cda per le 14 di oggi (appunto del 29 luglio, ndr) dal presidente Tononi il quale però intorno alle 11.30 ci ha comunicato che la convocazione era stata cancellata”. Infine l’affondo di Passera, che non risparmia una stilettata all’attuale amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola: “Trovo sorprendente che si sia persa questa occasione di confronto che non avrebbe potuto che portare utilità a tutti. Spero non risponda al vero che la nostra esclusione dal confronto derivi addirittura da interpretazioni non precise delle nostre proposte. Certamente Montepaschi per raggiungere gli obbiettivi ambiziosi ai quali può aspirare e dare serenità ad azionisti e risparmiatori necessita di una forte discontinuità, non solo di natura finanziaria”. Insomma, l’ex ministro dello Sviluppo lamenta che da Siena gli hanno abbiano praticamente chiuso la porta in faccia.
I CONTENUTI DEL PROGETTO
Nei giornali di quei giorni emergono, poi, un po’ di indiscrezioni sul progetto di Passera, concordi nell’affermare che l’ex ministro punti a diventare amministratore delegato di Mps al posto di Viola e che contempli tra le altre cose la parziale conversione in azioni di alcune obbligazioni subordinate senesi (tema spinoso, quest’ultimo, su cui addirittura il governo di Matteo Renzi è inciampato quando ha intavolato con l’Europa una discussione sulla possibile garanzia pubblica sulla ricapitalizzazione del Monte). Sembra, inoltre, che l’aumento di capitale sia minore dei 5 miliardi del piano concorrente di Jp Morgan-Mediobanca. La conferma di quest’ultima indiscrezioni arriva dallo stesso Passera, che in una intervista a Raffaella Polato del Corriere della Sera il 2 agosto svela i dettagli del suo progetto per il Monte dei Paschi: “Aumento di capitale tra i 2,5 e i 3 miliardi, conversione volontaria dei prestiti subordinati per un miliardo, il già previsto contributo del fondo Atlante alla bad bank con 1,6 miliardi, destinazione a patrimonio dell’intero risultato 2017. Così è in ogni caso un rafforzamento di oltre 6 miliardi”.
IL PIANO CONCORRENTE
Ad avere la meglio, come noto, è stato il piano concorrente, che porta la firma di Jp Morgan e Mediobanca, e che si basa su due passaggi fondamentali: la cessione di un pacchetto di sofferenze lorde da 27,7 miliardi al prezzo di 9,2 miliardi (33%) e appunto un aumento di capitale da 5 miliardi che sarà avviato in autunno, dopo la presentazione del nuovo piano industriale, attesa a settembre. Un piano che certamente non è esente da criticità. A metterle in luce è lo stesso Passera nell’intervista, notando innanzi tutto che 5 miliardi di aumento sono troppi: “Abbiamo visto in Veneto che cosa succede, quando fai aumenti così alti e quando oltretutto, come in questo caso, non hai risultati che ti consentano di remunerare il capitale. Poi: non c’è un nuovo forte piano industriale, mentre sono convinto che con la squadra giusta e valorizzando le forze dell’istituto un progetto coraggioso sarebbe accettato dal mercato. Continuo: sul fronte finanziario non c’è un vero consorzio di garanzia, perché non c’è un impegno a fermo a rilevare l’inoptato. E ancora: i tempi. Non li sappiamo”. Quanto alla “discontinuità nella governance”, evocata da Passera, la traduzione per gli addetti ai lavori è univoca: l’ex ministro voleva fare l’amministratore delegato di Mps al posto di Fabrizio Viola, che dunque non avrebbe mosso un dito a favore del piano alternativo a quello di Jp Morgan e Mediobanca.
CHI HA AFFOSSATO PASSERA
Secondo Stefano Feltri del Fatto Quotidiano, ad affossare il piano di Passera e Ubs per Mps è stata Jp Morgan, che avrebbe dato alla banca un ultimatum: o noi o loro. “Per la banca d’affari americana – aggiunge Feltri – lavora oggi Vittorio Grilli, che era ministro (dell’Economia) insieme a Passera” nel governo Monti. Di più: il piano di Jp Morgan avrebbe l’avallo di Matteo Renzi. Sempre sul Fatto Quotidiano, Giorgio Meletti ha riportato di un iniziale progetto della banca d’affari americana di comprarsi Mps sostenuto da Renzi ma ostacolato dall’attuale ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in asse con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
GLI INSUCCESSI DELLA POLITICA
Dunque a silurare Passera potrebbe essere stata la politica. Quella stessa politica da cui torna con le ossa rotte, dopo l’esperienza negativa di Italia Unica e dopo la fallimentare candidatura a sindaco di Milano (annusata l’aria, si è ritirato prima delle amministrative, sostenendo il candidato del centro-destra, Stefano Parisi). Ora però anche nel mondo della finanza e delle banche la stella di Passera sembra essersi offuscata. Per rendersene conto, basta pensare che prima ancora di Mps era in corsa per la poltrona di amministratore delegato di Unicredit (di recente finita a Jean Pierre Mustier), ma anche lì nulla di fatto. E qualcuno sussurra che anche in quel caso il premier Renzi abbia posto il veto. Chissà. D’altronde l’anti renzismo spopola tra i passerotti di Italia Unica. Basta scorrere tweet e post del responsabile economia di Italia Unica, Riccardo Puglisi, che sfotticchia a ripetizione piani e futuro del Monte dei Paschi di Siena. Per la gioia, ovviamente, di Passera. Politico o banchiere, a questo punto è indifferente.