Stress test superato ma Piazza Affari ha fatto orecchie da mercante. Dopo un avvio di seduta positivo ieri tutti i bancari, ad eccezione di Mps (+0,58%), hanno invertito la rotta. Unicredit ha perso il 9,4%, Banco Popolare il 5%, Ubi il 6,2% e Intesa Sanpaolo il 3,5%. Tra gli altri istituti Bper ha ceduto il 5,7%, Mediobanca l’1,9% e Bpm il 6,2%. Alla fine la flessione del comparto bancario si è ovviamente fatta sentire sull’indice e il Ftse Mib ha terminato la seduta in calo dell’1,7%.
LE DOMANDE
Ma perché dopo l’esito tutto sommato positivo degli stress test e il piano di salvataggio del Monte l’iniziale euforia si è trasformata in prese di profitto? Perché Intesa Sanpaolo, la miglior banca d’Europa tra le grandi in termini di Cet1 nello scenario avverso, ha perso più di tre punti? Perché ancora una volta gli istituti italiani hanno sottoperformato i competitor europei che in molti casi si sono dimostrati più fragili? Perché due tra le banche più deboli, almeno secondo il responso degli esami, come Barclays (-2%) e Deutsche Bank (-1,8%), hanno perso meno della stessa Intesa, del Banco fresco di aumento di capitale e di un’altra banca solida come Ubi, con quest’ultima che ha fatto addirittura peggio del Banco Popular (-6%) e di Raiffeisen (-5%) che sono a un passo dai requisiti minimi?
I TRE MOTIVI DEI RIBASSI
Secondo gli operatori, che peraltro riconoscono l’esito favorevole degli esami, le vendite più forti sulle italiane derivano da tre motivi: primo, il piano di Mps, per quanto apprezzabile, presenta comunque un alto rischio di esecuzione; secondo, Unicredit potrebbe chiamare un aumento di capitale; terzo, nonostante il salvataggio di Mps , il problema delle sofferenze non è risolto. C’è poi un quarto fattore che non va sottovalutato e che chiama in causa l’inutilità e la ridondanza di questi esami in serie che le banche sono chiamate ad affrontare e che soprattutto presentano regole incerte che condizionano le valutazioni sul capitale e che possono essere lette in maniera assolutamente soggettiva e arbitraria. E infine va ricordato che il mercato «è ultra speculativo», come ha detto Wolfram Mrowetz, responsabile gestioni di Alisei sim contattato da MF-DowJones. «A mio avviso», ha aggiuto, «i timori sono esagerati; gli stress test sono andati abbastanza bene, l’andamento dei prezzi mi lascia perplesso. C’è un pessimismo esagerato e mi aspetto sicuramente un recupero».
IL REPORT DI EQUITA
Del resto i report dei broker delineano in larga parte uno scenario più rassicurante per il sistema. Ubs si aspettava un sollievo con un rally di breve durata anche perché «nell’ultimo mese le banche italiane hanno sovraperformato i concorrenti europei. E ora il rischio sistemico si è ridimensionato». Anche per Equita i risultati degli stress test non hanno fornito sorprese particolari rispetto alle indiscrezioni e alle attese: «L’esito dell’esercizio è favorevole per Intesa Sanpaolo, Ubi e Banco che hanno riportato una diluizione di Cet1 nello scenario avverso inferiore o sostanzialmente in linea con il 2014, mentre viene considerato sfavorevole per Mps e Unicredit.
COSA DICE IL CREDIT SUISSE
I più ottimisti sulle banche italiane sono stati però gli analisti del Credit Suisse che hanno titolato il report di ieri Un sollievo inatteso. Gli esperti segnalano che Intesa Sanpaolo è il chiaro vincitore tra gli istituti di credito del Paese e anche Ubi ha mostrato un solido risultato. CS, quindi, non esclude un re-rating del settore dopo i risultati alla luce di esiti più solidi rispetto al previsto.
LA NOTA DI KEPLER
Secondo gli analisti di Kepler, «non solo il settore bancario europeo è abbastanza resistente, ma è molto più resistente di due anni fa. I fondamentali delle banche europee non sono mai stati più forti di ora, anche se l’attuale contesto operativo non potrebbe essere peggiore di quello che è» con i tassi sottozero, la difficoltà a generare redditività e una ripresa ancora debole. «Dopo uno scenario avverso che riduce il capitale delle banche europee di 380 bps al 2018, il settore nel suo complesso dovrebbe comunque registrare un Cet1 medio del 9,4%, che è una dimostrazione della sua capacità di recupero. Nel 2014 il Cet1 del settore dopo lo scenario negativo era risultato pari all’8,5%. In due anni il settore ha notevolmente costruito capitale. Questo mostra la forte capacità di recupero di più Paesi, in particolare Italia, Spagna, Benelux e Francia».
IL REPORT DI MEDIOBANCA
Mediobanca ha infine aggiornato il portafoglio delle banche top. «Da una parte riteniamo che lo stress test possa contribuire alla rivalutazione del settore bancario di breve termine, guidata dagli istituti italiani, ma dall’altra parte manteniamo la nostra valutazione di neutralità sul settore dal momento che crediamo che le valutazioni siano sotto pressione per le maggiori chieste di capitale legate per esempio, tra gli altri, a Basilea IV», afferma Mediobanca, che mantiene posizioni long sulla norvegese Dnb bank, sulla belga Kbc Bank e su Intesa Sanpaolo.
(Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi)