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Perché la crescita del Pil in Italia nel 2016 non supererà l’1%. Report Intesa

Pier Carlo Padoan

Nel 2° trimestre il Pil italiano è rimasto invariato, dopo essere cresciuto di 0,3% t/t a inizio anno. Il dato è risultato inferiore sia alle aspettative di consenso (0,2% t/t) che alla nostra meno ottimistica previsione (0,1% t/t, rivista al ribasso dopo la diffusione del dato della produzione industriale di giugno).

La crescita annua è rallentata più del previsto (ma in linea con la nostra stima) a 0,7% dall’1% di inizio anno. Il dettaglio delle componenti non è ancora noto (verrà diffuso il prossimo 2 settembre), ma quanto riportato dall’Istat è risultato in linea con le nostre attese:

a) la stagnazione è il risultato di una crescita del valore aggiunto nell’agricoltura e nei servizi a fronte di un calo nell’industria (ivi comprese le costruzioni): ciò non è sorprendente in quanto i dati mensili sulla produzione sia nell’industria in senso stretto che nelle costruzioni avevano mostrato una flessione nel trimestre (di -0,5% t/t nel caso dell’industria e di -0,7% t/t per le costruzioni, almeno in base ai dati sinora diffusi e relativi al bimestre aprile-maggio);

b) a differenza che nel trimestre precedente, la crescita è venuta dalla domanda estera (in base ai dati mensili nominali, l’export è rimbalzato di +2,7% t/t e l’import di 1,6% t/t in primavera), mentre la domanda domestica (quantomeno al lordo delle scorte) si è contratta. Riteniamo che i consumi possano essere cresciuti ancora, ma verosimilmente a un ritmo più basso che nei trimestri precedenti, mentre stimiamo una contrazione per gli investimenti sia in macchinari e attrezzature che in costruzioni. Anche i magazzini potrebbero aver dato un contributo negativo, compensando in parte l’apporto positivo dal commercio estero (e specularmente a quanto
verificatosi a inizio anno).

Dopo questo dato, la crescita “acquisita” per il 2016 (ovvero, nel caso il PIL non cresca nemmeno nel resto dell’anno) è pari a 0,6% (in linea con la performance dello scorso anno, quantomeno a parità di giorni lavorativi).

Il dato è risultato nella parte bassa del nostro intervallo di stima (0-0,2% t/t). Nel nostro scenario di base, il PIL potrebbe tornare a crescere (di 0,1-0,2% t/t) nella seconda parte dell’anno, il che comunque proietterebbe una crescita media nel 2016 sotto l’1% (a 0,8%, comunque in miglioramento rispetto allo 0,6% dello scorso anno). I rischi sulla previsione appaiono verso il basso, in quanto le indagini di fiducia, pur rimbalzando lievemente a luglio, non sembrano coerenti con una decisa accelerazione dell’attività economica. Un ulteriore miglioramento potrebbe aversi nel 2017, ma difficilmente anche l’anno prossimo la crescita si collocherà sopra l’1%.


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