Il programma di acquisti di corporate bond da parte della Bce, annunciato lo scorso marzo e iniziato a giugno, sta funzionando. Lo ha sottolineato la stesso istituto presieduto da Mario Draghi rendendo noti i primi numeri relativi al piano. Lo studio pubblicato ieri dall’Eurotower considera lo shopping fatto dall’8 giugno al 15 luglio per un ammontare complessivo di 10,4 miliardi di euro di obbligazioni societarie. Il 58 per cento degli acquisti sono stati fatti per tagli inferiori a 10 milioni, il 34 per cento per tagli da 10 a 50 milioni e solo l’8 per cento con tagli superiori ai 50 milioni. Lo shopping ha interessato 458 obbligazioni di 175 differenti emittenti. I rendimenti al momento dell’acquisto erano compresi tra +3 per cento e -0,30 per cento, con circa il 20 per cento di rendimenti negativi ma superiori al tasso di esclusione rappresentato dagli interessi overnight sulla deposit facility, attualmente a -0,40 per cento. I rendimenti negativi riguardano obbligazioni con scadenze entro i prossimi quattro anni, emesse da società con rating elevati o rientranti nella sfera pubblica, come la svizzera Nestlé o l’utility francese Engie . Il rating delle obbligazioni acquistate è compreso tra AA e BBB-. Il 7 per cento degli acquisti è stato fatto sul mercato primario, il 93 per cento su quello secondario. Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, il 28 per cento dei bond comprati è stato emesso da aziende attive nei beni di consumo, il 22 per cento da utility, l’11 per cento da telecom, il 9 per cento da imprese industriali, il 30 per cento da altri settori.
Lo studio esamina anche l’impatto sui rendimenti dei corporate bond dal 10 marzo (giorno dell’annuncio del programma) al 24 marzo, in relazione allo spread di tasso rispetto alle attività senza rischio (bond governativi). Lo spread corporate-Treasury è sceso di 16 punti base, di cui 11 attribuibili all’annuncio del programma. Effetti collaterali anche sul segmento corporate ad alto rendimento, dunque con rating inferiore a BBB- e fuori dal perimetro di acquisto della Bce. In questo caso lo spread è sceso di 25 punti base. Si è ridotto di 5 punti base anche lo spread sulle obbligazioni bancarie, fuori dal perimetro dello shopping, e sulle obbligazioni delle assicurazioni, che invece sono incluse nel perimetro. Dopo il 15 luglio la Bce ha proseguito il programma di acquisti, che durerà almeno fino a marzo 2017, portando il totale dei bond corporate acquistati al 29 luglio, ultimo dato disponibile, a quota 13,2 miliardi. Secondo gli analisti di Bnp Paribas, il vero banco di prova per il programma di acquisto di corporate bond da parte della Bce sarà però il mese settembre, quando le emissioni obbligazionarie riprenderanno a pieno ritmo.
Un durissimo attacco alla politica della Bce e delle altre principali banche centrali è stato intanto lanciato ieri da Bill Gross, co-fondatore di Pimco e attuale gestore del fondo da 1,5 miliardi di dollari Janus Capital Unconstrained Bond. Nel suo ultimo investment outlook Gross esagera con il narcisismo e dopo avere ricordato i vani tentativi di educazione sessuale impartitigli dalla madre con tanto di product placement per Victoria’s Secret, si è autointervistato spostando la sua attenzione sulle politiche delle banche centrali. Il quadro da lui descritto è davvero preoccupante. “Quando il nostro sistema finanziario basato sul credito può crollare?”, si è domandato. “Quando gli asset investibili sono troppo rischiosi in cambio di ritorni troppo bassi”, si è risposto. Secondo Gross, “la fertilizzazione secolare della creazione del credito può smettere di fare meraviglie se persiste” un ambiente di rendimenti a zero o addirittura negativi. In queste condizioni il capitalismo non può funzionare in maniera efficiente perché “bassi tassi d’interesse possono alzare i prezzi degli asset, ma allo stesso tempo distruggono i risparmi e i modelli di business basati sulla responsabilità. Le banche, le compagnie assicurative, i fondi pensione e i nostri genitori vengono spogliati della loro capacità di pagare i debiti futuri e le prestazioni pensionistiche. Le banche centrali sembrano ignorare il lato oscuro dei bassi tassi d’interesse. Se questi vengono mantenuti per troppo tempo, l’economia reale ne viene influenzata in quanto le attese sui redditi non riescono a materializzarsi e gli investimenti ristagnano”.
Ma allora si può andare avanti con i 180 miliardi di dollari di acqusiti mensili nell’ambito dei Qe della Bce, della Banca del Giappone e della Banca d’Inghilterra oppure devono finire? La risposta è che possono continuare, “nonostante la disponibilità di asset di qualità elevata sia destinata a restringersi” provocando così significativi problemi tecnici, come i tassi d’interesse negativi. Secondo Gross, “le promesse delle banche centrali di rivendere il debito sul mercato privato sono solo promesse che non possono essere mantenute. Il fine ultimo del Qe è l’allungamento delle scadenze o il rinnovo perpetuo del debito”. Quando gli investitori sapranno se le attuali politiche monetarie avranno successo? “Quasi tutti gli asset sono una scommessa sulla crescita reale dell’economia e sull’inflazione o almeno sulla crescita nominale con un po’ d’inflazione”. Ma se negli Usa non c’è una crescita nominale del 4-5 per cento, in Eurolandia del 3-4 per cento e in Giappone del 2-3 per cento, “un’economia basata sul credito in ultima analisi si trasforma in uno schema Ponzi destinato a un certo punto a implodere”. In una situazione del genere, secondo Gross, a un investitore non resta altro che comprare asset tangibili, come terreni e oro. O investire nel suo fondo, ovviamente.
(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)