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Quanto incide la Juventus sul pil della Sicilia

Se non ci fosse la Juventus, il pil della Sicilia potrebbe aumentare di due punti. Assisteremmo a un nuovo rinascimento. Al manifestarsi di effetti sociali che neanche la più radicale delle riforme, neanche la più novecentesca delle ideologie avrebbero potuto realizzare.

Se la Sicilia è così periferia, se è terra coatta, la colpa è anche della Juventus. Pensate a quanti abbonamenti Premium o Sky. Pensate al costo/opportunità della montagna di ore passate davanti alla tv. Pensate a quanti soldi spesi in viaggi nei fine settimana. – Per cosa? – . -Per vedere la Juve – .

È un’economia da paese sottosviluppato quella della Sicilia. Si rinuncia a tutto ma, nel cosiddetto paniere, non possono mancare l’abbonamento premium, le ricariche telefoniche e i soldi per lotto e videopoker. Come in Tunisia o in Marocco dove, appena si lascia la costa e ci s’inoltra verso l’interno, le persone si muovono in groppa d’asino. Se li fermi per chiedere un’indicazione, scendono e ti mostrano la strada sul cellulare. Ecco.

In Sicilia, importiamo partite di calcio ed esportiamo insegnanti elementari. Per la gran parte sono donne che emigrano per volontà ministeriale nelle scuole del nord, alla conquista del posto di ruolo.
In concomitanza di qualche partita della Juve, il maritino, che è rimasto dalla mamma in Sicilia, raggiunge la maestrina al nord. Nel dopo partita, i due consumano quella che è la vera “procreazione assistita”.
La maestrina, fresca di nomina, ottiene, infatti, l’avvicinamento alla terra d’origine e un reddito fisso. Ecco.

Non c’è verso di fare nulla in Sicilia. Non esistono pezzi di società attivi che unendosi possano costituire una base capace né d’imporre né di pretendere un’agenda politica. Per dire, negli Iblei il porto di Pozzallo non può essere completato. A tutti sta bene così. Mezzo insabbiato. Le navi da crociera a Pozzallo hanno preferito Porto Empedocle. I turisti, però, da Porto Empedocle li portano col pullman a Modica e Scicli. Così, quello che non hanno vomitato per mare, lo vomitano per terra. La strada infatti fa schifo.

È così da sempre: pullman e traghetti tengono in ostaggio la Sicilia. A Villa San Giovanni, giusto il primo sabato d’Agosto, quello da bollino nero, alla biglietteria dei traghetti della Caronte c’era un solo operatore. Le macchine automatiche non funzionavano. La situazione era così insostenibile che in tanti hanno acquistato il biglietto per traghettare dai “bagarini”.

La Fornace Penna, sul litorale di Sampieri, può crollare sotto i colpi dell’incuria perché qualunque progetto, vuoi di messa in sicurezza, vuoi di una possibile rifunzionalizzazione, dà sempre fastidio a qualcuno.

Spiace dirlo, ma i distributori di benzina non sono più tutti Tamoil. Sono Agip. Ma non Agip Agip. Infatti, se vuoi caricare i punti del rifornimento sulla tessera millemiglia, devi evitare gli acronimi che non offrono questo servizio.

L’immondizia è fatta bruciare sul ciglio delle strade di campagna che un esercito di forestali non riesce a controllare. Così il fuoco divora carrubi e ulivi, incolpevoli testimoni della bestialità umana.

Nonostante tutto, l’orientamento delle famiglie è sempre lo stesso. Quello del viddano illuminato: – U figghiu bonu dutturi, chiddu sceccu in campagna -.
Tant’è.


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