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Perché l’accordo tra Rajoy e Rivera non basterà per formare un nuovo governo in Spagna

Rajoy e Rivera - Foto Ciudadanos Flickr

Fumata bianca nei negoziati tra il Partito Popolare (PP) e Ciudadanos. Mariano Rajoy e Albert Rivera hanno firmato ieri l’accordo per sostenere l’investitura del premier spagnolo nel dibattito che comincerà martedì, e finirà con il voto venerdì sera.

UN ACCORDO LIMITATO

L’accordo dovrebbe bastare per la formazione di un nuovo governo, “perché è il suo obiettivo, e questo è quanto necessita la Spagna ora”, secondo l’editoriale del quotidiano El Pais. “Il patto – continua l’articolo – anche se positivo nelle misure fiscali, sociali e anti-corruzione, è limitato, e dimostra la sfiducia e la mancanza di sintonia politica che ancora esiste nel rapporto tra le due formazioni politiche”.

IL VOTO ( O L’ASTENSIONE) SOCIALISTA

Il PP ha 137 seggi, mentre Ciudadanos ne ha 32. Ciudadanos ha detto di non volere entrare a fare parte del governo, ma darà il voto per un governo di minoranza. Tuttavia, con 170 deputati su 350, mancano sei voti per la maggioranza assoluta. L’accordo PP-Ciudadanos non basta per l’approvazione dell’investitura di Rajoy ed è necessario il voto – o almeno l’astensione – di una parte dei parlamentari del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe). Dopo otto mesi e due elezioni, gli spagnoli sono ancora senza un governo e vivono la minaccia di dovere svolgere terze elezioni, questa volta il 25 dicembre.

IL FANTASMA DELLE TERZE ELEZIONI

In un’intervista con Formiche.net, Paloma Román, direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e amministrazione dell’Università Complutense de Madrid, ha detto che sarà molto improbabile un’investitura di Rajoy alla fine di questa settimana: “Non credevamo che ci sarebbero state seconde elezioni, e invece è successo, per cui è probabile che ci siano terze elezioni. L’attuale situazione politica è la dimostrazione di un fallimento collettivo”.

In merito all’approvazione del progetto di legge per accorciare i tempi della campagna elettorale, e non votare il 25 dicembre, Román pensa che i popolari faranno il possibile per ritardare i tempi e non fare passare la normativa: “Questa storia delle elezioni il giorno di Natale è la massima espressione della manipolazione. Gli spagnoli sono stanchi e puniranno i partiti”.

LA TRASFORMAZIONE DI CIUDADANOS

Secondo Román, Ciudadanos è nato come movimento politico inalberando la bandiera dell’anti-corruzione, mentre “ora sta cambiando per arrivare ad un patto con il PP”. Il nodo dell’accordo è stato rappresentato dai numeri per le riforme di tipo sociale, su cui i popolari hanno detto di non potere impegnarsi perché mancano le risorse economiche.

IL DILEMMA DEI SOCIALISTI

Juan Ramón Rallo, editorialista del sito El Confidencial, ha scritto che il patto PP-Ciudadanos è per una “Spagna più socialdemocratica”: “Non a caso Albert Rivera ha chiesto a Pedro Sánchez di farne parte: due terzi del contenuto dell’accordo coincidono quasi testualmente con quello siglato tra Ciudadanos e Psoe”.

Ma la posizione di Sánchez non è semplice. Román crede che i socialisti resteranno in silenzio fino a venerdì perché hanno preso la decisione di non appoggiare un governo moderato. “Non essendoci un Congresso, il partito ha votato in Comitato federale e ha scelto di restare all’opposizione. Sono sempre stati contro i conservatori e non possono prendere in considerazione un’alternativa diversa perché sarebbe come tradire gli elettori. Ciudadanos, invece, ha cambiato postura perché ideologicamente è più vicino al PP e per loro sarebbero devastanti le terze elezioni. Nelle seconde elezioni hanno già perso molto, nelle prime non sono andati così bene come si pensava. Ora ogni partito sta pensando ai suoi interessi, molto poco a quelli degli spagnoli”. Per l’analista c’è soltanto una certezza: la possibilità di un patto tra Psoe e Podemos, che è il partito più libero in questo momento.

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