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Spagna, i dilemmi di Sánchez sul sì a Rajoy e Rivera per il nuovo governo

Pedro Sánchez

Mariano Rajoy ha già scritto la sua letterina a Babbo Natale: come regalo, a fine estate, vorrebbe l’investitura per guidare il nuovo governo, ed evitare così di dovere impegnare il 25 dicembre con terze elezioni generali in Spagna.

SÁNCHEZ COME “IL GRINCH”

L’intesa tra il Partito Popolare e Ciudadanos potrebbe portare finalmente alla formazione di un nuovo esecutivo, ma non senza l’aiuto del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), che continua a negare qualsiasi aiuto a favore di Rajoy. “Immagino i prossimi editoriali: ‘O Pedro si astiene o ci ruberà il Natale’. E lo caricaturizzeranno come Il Grinch”, ha cinguettato il deputato socialista Luis Tudanca. In caso di fallimento del dibattito sull’investitura di Rajoy fissato per il 30 agosto, ed esaurito il periodo di due mesi previsto dalla Costituzione per raggiungere un accordo, le terze elezioni sarebbero convocate per il 25 dicembre.

LA PROPOSTA DI CIUDADANOS

Dopo l’annuncio del sì del leader di Ciudadanos, Albert Rivera, (qui il ritratto di Formiche.net) all’investitura del Pp in cambio di alcune riforme in programma, Rajoy non ha avuto più scelta. A differenza di quanto è accaduto dopo le elezioni del 20 dicembre del 2015 – quando ha rifiutato l’invito del re Filippo VI di presentarsi all’investitura -, questa volta il leader del Pp non ha scelta: dovrà misurarsi in Parlamento senza più attese.

IL TEMPO DI RAJOY

“Rajoy è un virtuoso del tempo e l’ha saputo sfruttare fino alla fine. Ora non ha scelta e deve prendere una decisione che non voleva: presentarsi al dibattito per un’investitura senza garanzie di essere scelto. Quelli 137 seggi che tanto celebrò la notte del 26 giugno, quando credeva di avere tutto il tempo del mondo, sono serviti per evitare un dibattito senza sostegno. Ma dal momento che Albert Rivera ha messo a disposizione i 32 seggi di Ciudadanos, Rajoy non ha altre alternative”, ha scritto Lucia Méndez sul quotidiano El Mundo.

LA RESPONSABILITÀ DEL PSOE

Rajoy però non ha speranze. Minimizza l’accordo con Ciudadanos perché è consapevole che i numeri non bastano e l’investitura dipende dai socialisti. L’ipotetica alleanza PP-Ciudadanos e Coalición Canaria somma 170 seggi, insufficienti per la maggioranza. Senza l’astensione del Psoe l’investitura del 30 agosto fallirà. Secondo l’ufficio di comunicazioni della Moncloa, il presidente ha cercato di parlare più volte con Pedro Sánchez, di persona o al telefono, ma il leader socialista si è rifiutato. “Pedro Sánchez sarà il responsabile – ha detto Rajoy – che la Spagna diventi l’unico Paese europeo che ripete tre volte le elezioni dalla Seconda guerra mondiale”.

L’INFLESSIBILITÀ DI SÁNCHEZ

Tornato dalle vacanze ad Almeria, Sánchez è stato consultato dai suoi sulla possibilità di ascoltare il presidente Rajoy. Ma secondo il quotidiano Abc il segretario generale del Psoe è stato inflessibile: finché non ci sarà una data per il dibattito dell’investitura, non risponderà al telefono. Atteggiamento molto diverso da quello di Rajoy quando il candidato alla investitura era Sánchez.

LA RICERCA DEI SOCIALISTI

È da gennaio che il leader del Pp cerca di avvicinarsi al Psoe per mettere fine alla crisi politica in Spagna. Ma si tratta di “un compito molto difficile”, come spiega Mendez, quando anche “proprio Psoe cerca se stesso e non si trova”. Le discrepanze tra i socialisti all’interno del partito non sono poche.

POSSIBILE ACCORDO PSOE E PODEMOS

Invece con Pablo Iglesias, leader di Podemos, Sánchez sì che parla. Di rientro in Parlamento dopo due settimane di assenza, Iglesias ha detto che è d’accordo con Sánchez nel riaprire il dialogo in caso di fallimento dell’investitura del Pp. Il segretario del Psoe non ha smentito le parole di Iglesias e ha detto che comunica “regolarmente con lui, come con i leader di altre forze politiche”. Tranne Rajoy, per adesso.

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