“Paese di inaugurazioni e non di manutenzioni”: scriveva cosi Leo Longanesi dell’Italia.
L’abbiamo ripresa molte volte questa celebre frase dello scrittore romagnolo a proposito delle ricorrenti alluvioni e dell’abbandono della montagna. La tragedia dell’ultimo terremoto dell’Italia centrale è l’ennesima dimostrazione di questa verità.
Piangiamo le vittime di Amatrice e degli altri paesi coinvolti nell’area laziale e umbro marchigiana, ma oltre al dolore ci accompagna una riflessione critica da porre all’ordine del giorno della politica italiana.
Con un patrimonio edilizio storico e artistico culturale tra i più importanti nel mondo, mai analizzato nella sua reale capacità di resilienza e strutture abitative accumulate nei secoli, comprese le ultime, poche, costruite secondo regole antisismiche solo di recente obbligatorietà normativa, siamo obbligati a redigere “la carta di identità degli edifici” e sviluppare un piano di interventi a medio lungo periodo per la preventiva sistemazione strutturale del nostro immenso e assai fragile patrimonio edilizio.
Contro la furia sin qui imprevedibile dei terremoti poco o nulla possiamo fare, ma contro l’imprudenza e l’ignavia degli uomini, compresa quella dei responsabili istituzionali di scarsa visione strategica, abbiamo il dovere di reagire e assumerci tutti insieme le nostre responsabilità.
Ancora una volta plaudiamo alla generosa disponibilità dei volontari e all’immediato intervento del sistema di protezione civile, ma riteniamo non più rinviabile l’approvazione di un piano straordinario di intervento pluriennale per la difesa dell’assetto idraulico territoriale e del patrimonio edilizio del Paese.
Ettore Bonalberti, già DG dell’assessorato OO.PP., politiche per la casa e protezione civile di Regione Lombardia
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