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Perché il documento di fabbricato è un obbligo inutile

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La proprietà immobiliare è pronta a dare il proprio contributo in vista del progetto «Casa Italia», annunciato dal Presidente del Consiglio. Sinora abbiamo apprezzato l’approccio del Governo, improntato al realismo e – quindi – incentrato su politiche di incentivi e non sull’imposizione di nuovi adempimenti. Un approccio che si pone in netto contrasto con la marea montante di proposte provenienti da quanti – chi per interesse, chi per demagogia, chi per ingenuità – ipotizzano interventi a tappeto dai costi improponibili o rispolverano vecchi arnesi come la barzelletta del libretto casa (più pomposamente, fascicolo del fabbricato) o l’assicurazione obbligatoria anticalamità.

Si sente parlare, ad esempio, con ineffabile disinvoltura (tipico atteggiamento di chi parla di spese altrui), di interventi antisismici del costo di 30.000 euro per un appartamento di 100 metri quadri (che si moltiplicano chissà per quanto in caso di immobili storici o comunque antichi).

Si torna, incredibilmente, ad evocare il fascicolo del fabbricato (anche da parte di politici locali che nulla hanno fatto per gli edifici pubblici di propria competenza): una raccolta di documenti che dovrebbero curare le amministrazioni pubbliche, ma che invece si vorrebbe imporre ai singoli proprietari, che allo scopo pagherebbero ingenti somme ai professionisti che da anni chiedono quest’obbligo burocratico e inutile. Non è un caso se i giudici di ogni ordine e grado – Tar, Consiglio di Stato, Corte costituzionale – hanno dichiarato illegittimo questo strumento e se lo stesso Governo Renzi ha impugnato una legge della Regione Puglia che lo prevedeva. Come si legge in una delle tante sentenze nel tempo emesse, «non vale obiettare che, in fondo, il fascicolo serve alla massimizzazione della sicurezza e ad evitare tragedie quali quelle connesse a crolli di interi edifici, in quanto, nei casi di specie mancò non già il fascicolo di fabbricato, bensì un attento controllo pubblico che sarebbe stato necessario esercitare per tempo e che la Pubblica Amministrazione aveva e ha titolo di svolgere indipendentemente dall’esistenza del fascicolo stesso». Peraltro, anni fa a Roma crollò un edificio per il quale il fascicolo era stato appena predisposto.

Rispunta, immancabilmente, anche la richiesta di assicurare tutte le case d’Italia, con spese sempre a carico dei proprietari. Proposta di cui salutiamo con soddisfazione il rifiuto da parte del Governo per bocca del Ministro Delrio. Va comunque ricordato quanto affermato dall’Antitrust in due pareri di pochi anni fa. «Una copertura assicurativa generale contro le calamità naturali – secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato – comporta rilevanti e inevitabili limitazioni alla regola della concorrenza» (Parere 12 aprile 1999). «Non si può dimenticare – ha sottolineato ancora l’Antitrust – che l’imposizione di un obbligo assicurativo contribuisce a irrigidire la domanda dei consumatori, che saranno indotti ad accettare le condizioni praticate dalle imprese, anche quando le considerano particolarmente gravose» (Parere 20 novembre 2003).


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