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Theresa May riesuma la politica industriale

Theresa May

Come hanno dimostrato gli ultimi dati sugli indici Pmi, con la Brexit il Regno Unito si sta avviando a grandi passi verso la recessione. Nessuna sorpresa, lo avevano previsto tutti. Ovviamente i sostenitori dell’uscita dall’Ue dicono che sarà di breve durata e che ben presto l’economia reale avrà grandi benefici dalla scelta degli elettori. Intanto il primo ministro Theresa May è pronta a rispolverare il concetto di politica industriale messo in soffitta più di trent’anni fa da Margaret Thatcher. Ieri ha infatti convocato a Downing Street il primo comitato di gabinetto sulla strategia economica e industriale, composto da 11 ministri. “Abbiamo bisogno di una strategia industriale appropriata”, ha detto la May prima della riunione, “che si focalizzi sul miglioramento della produttività, premiando con salari più alti la gente che lavora duramente e creando più opportunità per i giovani”.

La priorità della May è sviluppare le industrie già presenti sul territorio britannico, come quelle automobilistiche (Jaguar Land Rover, Vauxhall e Nissan) e dell’aerospaziale, come Bae Systems. La strategia mira inoltre a ribilanciare l’economia britannica, ora troppo dipendente dal settore dei servizi, e ad assicurare che la ricchezza non rimanga più concentrata nell’Inghilterra sudorientale. Per raggiungere questi obiettivi il governo combinerà gli investimenti statali nelle infrastrutture, come strade e ferrovie, ai finanziamenti alla banda larga, assieme alla formazione di lavoratori altamente qualificati.

Intanto dal 23 giugno, giorno del referendum, la sterlina ha perso l’11% nei confronti del dollaro. Proprio ieri uno dei maggiori finanziatori del partito Laburista ma allo stesso tempo sostenitore della Brexit, ossia il re delle televendite John Mills, ha dichiarato che la sterlina deve indebolirsi ancora di più e raggiungere la parità con il dollaro (ieri era a 1,3350), cosa che porterebbe la crescita del pil al 5%. Mills ha aggiunto che bisogna mettere un freno all’acquisto di asset britannici da parte di imprese estere, facendo notare che in Francia Danone non verrebbe mai ceduta agli stranieri o che gli americani non lascerebbero i loro porti a Dubai.

Sempre ieri il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha deciso di assegnare al nuovo commissario britannico Julian King la responsabilità dell’Unione per la sicurezza. Dopo le dimissioni del precedente commissario del Regno Unito, Jonathan Hill, in seguito al risultato del referendum sulla Brexit, le sue competenze (i mercati finanziari) erano state attribuite al commissario all’Economia e Finanza Pierre Moscovici. L’11 luglio Juncker aveva ricevuto King per un colloquio come candidato di Londra per la Commissione. Questo perché finché il negoziato per l’uscita dall’Ue non sarà completato, il Regno Unito continuerà a far parte a tutti gli effetti delle istituzioni comunitarie, a partire dalla Commissione.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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