Donald Trump un po’ ci ripensa – e dà il suo appoggio ai leader repubblicani cui l’aveva negato – e un po’ rincara la dose: anche gli immigrati regolari, entrati legalmente negli Stati Uniti, costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale, dice in un comizio a Portland nel Maine. Fa pure l’elenco dei Paesi i cui migranti, che siano rifugiati o studenti, vanno guardati con sospetto, pur se hanno le carte in regola.
Il magnate cita Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen, Somalia, ma anche Marocco, Pakistan, Filippine e Uzbekistan (“Ma dove si trova l’Uzbekistan?”, chiede ai sostenitori in platea, facendo della propria ignoranza una ragione di sospetto altrui).
“Stiamo lasciando entrare nel nostro Paese tanta gente da Paesi terroristi, gente a cui non dovrebbe essere permesso perché è impossibile fare controlli”, dice il candidato repubblicano. “Non c’è modo di controllarli, non abbiamo idea di chi siano. Questo potrebbe essere il più grande cavallo di Troia della storia”. Una ragione in più per attaccare Hillary Clinton, già di per sé sospetta perché sa senz’altro dov’è l’Uzbekistan: “Vuole farli entrare tutti, centinaia di migliaia di persone. Ciò non ha nulla a che fare con la politica, ha a che fare con la stupidità”.
La campagna della candidata democratica, intanto, prosegue sotto traccia rispetto a quella di Trump, che fa e disfà da solo. Quanto al presidente, Barack e Michelle Obama sono da ieri in vacanza, insieme alle due figlie, a Martha’s Vineyard per due settimane fino al 21 agosto: sull’isola dei ricchi e famosi d’America, stanno in una casa a Chilmark, sulla costa ovest.
Se sugli immigrati Trump accelera, sui leader del suo partito che non gli stanno proprio simpatici (e viceversa), fa retromarcia: annuncia che sosterrà il presidente della Camera Paul Ryan, che fa campagna per la rielezione in Wisconsin, e il senatore John McCain, in corsa per la rielezione in Arizona e già candidato alla Casa Bianca nel 2008.
L’8 Novembre, gli americani, oltre che eleggere il presidente, dovranno rinnovare tutta la Camera e un terzo del Senato: il crollo di Trump nei sondaggi, registrato dall’inizio di agosto, rischia d’essere letale anche per molti candidati repubblicani al Congresso. “Dobbiamo essere uniti per vincere queste elezioni e sconfiggere Hillary Clinton”, ha detto Trump parlando a Green Bay in Wisconsin. Per questo, ha proseguito, “sostengo e appoggerò il nostro presidente della Camera Paul Ryan”. Ok pure per McCain, di cui il magnate aveva pure messo in dubbio la figura di eroe di guerra, prigioniero per sette anni dei vietcong, e per la senatrice del New Hampshire Kelly Ayotte.
Leggendo appunti su un foglio, riferisce la Cnn, Trump ha detto: “Non saremo d’accordo su tutto, come accade tra amici, ma non smetteremo di lavorare insieme per la vittoria e per un cambiamento di rotta vero”. “In questa missione condivisa per rifare grande l’ America – ha aggiunto – , sostengo e promuovo il nostro speaker alla Camera Paul Ryan. E già che ci sono – ha proseguito – confermo massima stima al senatore John McCain per il suo servizio al Paese, in uniforme e da civile, e sosterrò pienamente la sua rielezione. Altrettanto farò per Kelly Ayotte”
Ad affondare nei sondaggi Trump è stata la polemica suicida coi genitori d’un capitano dell’esercito, Humayun Khan, un musulmano caduto nel 2004 in Iraq salvando i suoi commilitoni. A Khizr Khan, che gli ricordava il sacrificio del figlio, musulmano e americano, e lo invitata a leggere la Costituzione, mentre lui vuole vietare l’ingresso negli Usa a tutti gli islamici, Trump ha risposto in un crescendo d’insulti, senza risparmiare la moglie, che porta il velo velata e, diversamente dal marito, non prese la parola alla convention democratica.
La polemica ha indispettito non solo i vertici repubblicani, ma la stessa base elettorale del magnate – uomini bianchi e poco istruiti – . Gli insulti ai genitori d’un soldato morto in guerra sono una sorta di bestemmia negli Usa, a prescindere da razza, genere o religione.