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Tutte le bizzarre sortite borsistiche di Icahn, Buffett e Soros

Signori, fate il vostro gioco in attesa che, tra una settimana, i banchieri centrali non spieghino le loro strategie d’autunno all’ombra delle foreste di Jackson Hole, Wyoming, regno degli Orsi e delle trote, per un week end sfrattate da Janet Yellen e compagni.

Nel frattempo però i guru non stanno con le mani in mano. Carl Icahn, il raider per eccellenza, ha inquadrato una nuova preda: Allergan, la società pharma caduta in disgrazia (-14%) dopo il fallito matrimonio con Pfizer. La situazione ideale per un vecchio lupo dei mercati, pronto a dare una mano per trovare altri possibili pretendenti. In attesa delle elezioni, che potrebbero incoronare il “pupillo” Donald Trump che vorrebbe Icahn come futuro segretario al Tesoro o, quantomeno, per trattare nuovi accordi, più tosti, con la Cina. Ricordiamo che lo stesso Icahn, in primavera, liquidò la sua posizione in Apple perché, a suo dire, la Mela era ormai troppo coinvolta con il business nel Paese del Drago.

Parere opposto con quello di Warren Buffett. Il saggio di Omaha ha aumentato del 55 per cento la sua posizione in Apple, fino ad un miliardo e mezzo di dollari. Intanto ha ribadito il suo sostegno ad Hillary Clinton sfidando Donald Trump a fare quello che il tycoon pretendente alla Casa Bianca, evita accuratamente di fare: rendere pubblica la sua cartella delle tasse.

E che fa George Soros? Il filosofo-finanziere ha liquidato la sua fresca posizione in Ferrari. Non è stato un gesto isolato. A Ferragosto il Quantum Fund ha annunciato di aver ceduto le posizioni, ben più cospicue, in Amazon, e-Bay, Nike, Qualcomm e in altre società, dal biotech alla banda larga. Ancor più sorprendente, Soros ha drasticamente ridotto le posizioni negli Etc sull’oro e sulle società aurifere, che tante soddisfazioni gli hanno dato nella prima parte del 2016 con ritorni a due cifre. Insomma, in vista di un autunno che non appare affatto facile, soprattutto sotto i cieli europei scossi dalla Brexit e dal possibile naufragio di quella navicella dell’are euro (Italia in testa), Soros riscopre la regola per cui, alla fine, “cash is King”. Ovvero quando il gioco si fa spesso, i duri fanno i buoni affari. E la Ferrari, magari, la ricomprano a meno..



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