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Ecco come si muove Bruxelles in materia di copyright

Di Sam Schechner e Stu Woo

L’organo esecutivo dell’Unione europea ha proposto nei giorni scorsi la revisione delle direttive europee sul copyright e la comunicazione, che regolano ambiti quali la concessione di licenze per la musica e la concessione gratuita delle telefonate di emergenza, nel tentativo di ridistribuire parte del potere dai giganti della Silicon Valley ai media tradizionali e alle tlc.

Le proposte giungono dall’esecutivo europeo sotto forma di due grandi pacchetti normativi. Uno è volto a modificare le leggi sul copyright per facilitare l’accesso online a spettacoli televisivi e film e concedere una nuova forma di diritto ai titolari di contenuti online, come per esempio le etichette discografiche e i giornali. L’altro ha lo scopo di sostenere le imprese di telecomunicazioni, su cui l’Ue punta per la costruzione di una nuova generazione di reti ad alta velocità.

Il primo prevede la concessione di diritti agli editori di giornali in merito agli articoli online, agevolandoli nella trattativa con aggregatori come Google che pubblicano frammenti dei contenuti in rete. Altre disposizioni imporranno ai siti web di video di rastrellare i propri cataloghi alla ricerca di upload piratati e la trasparenza con autori e performer sul profitto, tratto dai loro lavori, per aiutarli a negoziare accordi di licenza migliori.

In ambito di telecomunicazioni, emerge l’estensione di alcune norme cui rispondono gli operatori telco alle applicazioni di chat e chiamata. Più precisamente, servizi sul genere di Skype che permettono la chiamata a numeri telefonici tradizionali dovranno offrire gratuitamente la chiamata ai servizi di emergenza. Lo scopo principale è stimolare gli investimenti privati in tutta Europa, soprattutto nelle zone rurali, aiutando le aziende di telecomunicazioni a trarre profitto dalle reti mobili e fisse costruite e concedendo licenze per le frequenze radio per periodi più lunghi.

Stando ai fautori, la riforma è necessaria per portare i quadri normativi europei al passo con l’era di internet. Secondo le aziende di telecomunicazioni, la rigorosa regolamentazione ha ridotto gli incentivi all’investimento, da unire alla concorrenza dei servizi internet. Le etichette discografiche rimarcano invece un profondo “gap di valore” tra la popolarità della musica online e i loro magri profitti. “Le nostre industrie creative potranno beneficiare di queste riforme che affrontano le sfide dell’era digitale”, ha dichiarato Günther Oettinger, commissario europeo per l’economia e le società digitali.

Nonostante alcuni gruppi di pressione tech abbiano applaudito lo sforzo volto ad ampliare l’accesso a internet in Europa, hanno anche lasciato intendere che daranno battaglia su alcuni passaggi specifici di entrambi i pacchetti legislativi. Ad ogni modo, le bozze saranno oggetto di mesi o anni di dibattimenti al Parlamento europeo e al Consiglio.

Alcuni avvertono che sottoporre le applicazioni di chat come WhatsApp a nuove norme, tra cui l’accessibilità agli utenti disabilitati, potrebbe aumentare i costi di conformità. “Alcuni player si troveranno di fronte a una scelta difficile sull’eventualità di offrire o meno i propri servizi in Europa”, ha anticipato James Waterworth, vice presidente per l’Europa della Computer & Communications Industry Association, che rappresenta anche Facebook e Google.

A inizio settimana 25 gruppi di pressione, sostenuti tra gli altri da Facebook, Google e Microsoft, hanno inviato una lettera ai vertici comunitari invitandoli a non far passare un regime che darebbe ai giornali il diritto di pretendere il pagamento per i frammenti dei propri articoli, o indebolirebbe le protezioni contro procedimenti per violazioni del diritto d’autore di cui godono attualmente piattaforme di hosting come YouTube. Tali modifiche “avrebbero effetti immediatamente e diffusamente agghiaccianti in materia di innovazione, diritti dei consumatori e libertà di espressione”, recita il documento.

La spinta ad aggiornare le norme sulle telecomunicazioni e il diritto d’autore andrà ad arricchire un autunno caldo per l’Unione europea sul piano della tecnologia. L’Antitrust Ue ha già imposto all’Irlanda il recupero di 13 miliardi di euro di imposte sul reddito non percepite da Apple. Allo stesso tempo, con la collaborazione delle autorità di regolamentazione nazionali, sono in corso altre indagini ai danni di aziende di tecnologia in ambiti che vanno dalla concorrenza alla privacy online.

Le proposte legate al copyright degli organi di stampa hanno creato divisione. Gli editori lamentano che una quota crescente dei loro lettori non passi attraverso i rispettivi siti web, ma da social media e aggregatori, portando alcuni a sostenere che questi dovrebbero ricompensare lo sfruttamento del loro lavoro.

“Giornalisti, editori e autori devono essere adeguatamente retribuiti per il loro lavoro”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel discorso sullo Stato dell’Unione di stamane.

Immediata la stizza di Google all’idea di uno sborso per link o frammenti di notizie, che in Spagna ha addirittura chiuso News piuttosto che assoggettarsi alla legge nazionale. Anche News Corp, editore del Wall Street Journal, all’inizio di quest’anno ha presentato un reclamo ufficiale alla Commissione europea in merito alle pratiche del servizio di ricerca delle notizie del colosso di Mountain View.

Le etichette discografiche hanno a lungo fatto pressioni perché piattaforme come YouTube scansionassero i propri upload di materiale protetto da copyright, a cui attualmente provvede su base volontaria. Ma esponenti di settore affermano che un’imposizione potrebbe tradursi in un danno per le imprese più piccole. Anche le associazioni dei consumatori avvertono che un giro di vite sul copyright peserebbe sui singoli utenti di internet. “Questa misura legittimerà la rimozione arbitraria delle opere creative di proprietà dei consumatori”, ha commentato l’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori (Beuc). “Non è così che dovrebbe funzionare il web”.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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