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La guerra dei certificati medici fra Hillary Clinton e Donald Trump

A poche ore dal ritorno in campo di Hillary Clinton e dopo la pubblicazione della cartella clinica della candidata democratica, che risulta “abile alla presidenza”, Donald Trump ha rotto la sorta di tregua che lo aveva portato a non cavalcare il malore accusato domenica a Ground Zero dall’ex first lady, che sta curando una polmonite con gli antibiotici. “‘C’è qualcuno di voi che pensa che Hillary sia in grado di stare in piedi per un’ora?”, ha chiesto il magnate alla platea di sostenitori durante un comizio in Ohio. “Non lo so”, ha aggiunto.

Finora il candidato repubblicano s’era limitato a rituali auguri di pronta guarigione alla rivale, mentre la sua campagna denunciava la mancanza di trasparenza dello staff di Hillary, che non aveva reso pubblica la diagnosi di polmonite prima del mancamento durante la commemorazione delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001.

Con l’ex first lady a riposo per curarsi, in un comizio in Nevada l’ha sostituita il marito Bill, l’ex presidente, che ha assicurato: “Hillary si sente bene”. La candidata tornerà a fare campagna oggi, a Washington, dopo cinque giorni senza comizi e una settimana dopo che le è stata diagnosticata la polmonite.

CARTELLE CLINICHE, PIù O MENO SERIE, A CONFRONTO 

La sua cartella clinica, pubblicata ieri, afferma che la sua salute permette di fare il presidente. La candidata democratica si sta ancora riprendendo da una “leggera polmonite” – scrive il medico curante, la dottoressa Lisa Bardack -, ma resta “sana e abile” a servire come presidente. Per debellare i batteri della polmonite – che “non è contagiosa” in questa forma -, all’ex first lady sono stati prescritti una cura a base d’antibiotici per dieci giorni e un periodo di riposo. I risultati degli esami fisici compiuti vengono definiti “normali”, mentre le condizioni psichiche sono “eccellenti”.

Sul fronte dei certificati medici, Trump è, dal canto suo, molto più “generoso” di quanto non sia su quello della dichiarazione dei redditi, che resta segreta. Nello show televisivo di Mehmet Oz, controverso medico di simpatie repubblicane, il magnate ha mostrato una sintesi in una paginetta dei risultati degli esami fatti la scorsa settimana dal dottor Harold Bornstein, medico di famiglia da lunga data, lo stesso che ha redatto in cinque minuti la stringata e molto encomiastica nota sulle condizioni di salute del candidato resa nota alcune settimane or sono. Dopo quell’episodio, Bornstein ha mediaticamente la stessa credibilità dei ciarlatani che vendevano elisir di lunga vita nelle fiere del West.

Oz assicura di avere chiesto a Trump un esame completo dei vari sistemi, compreso quello nervoso, e dei livelli ormonali e la storia clinica di famiglia: il magnate ne risulterebbe in forma, magari un po’ sovrappeso, con il colesterolo al limite e sotto farmaci per controllare la pressione.

HILLARY, BENE COI LEADER, MALE NEI SONDAGGI

A conferma del recupero della forma di Hillary e del suo ritorno in campo, la sua campagna ha fatto sapere che l’ex segretario di Stato incontrerà, la prossima settimana, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, i presidenti egiziano Abdel Fattah al-Sisi e ucraino Petro Poroshenko e altri leader.

Dal fronte dei sondaggi, arriva l’indicazione che, a otto settimane dal voto, Trump è avanti in due Stati sempre fondamentali per la conquista della Casa Bianca: l’Ohio e la Florida. Un rilevamento CnnOrc vede il candidato repubblicano in vantaggio di cinque punti in Ohio (46 a 41 per cento) e di tre in Florida (47 a 44 per cento).

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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