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Ciampi, il Presidente che lottò per sottrarre il potere di Grazia dalle grinfie della politica

Una carriera così lunga e straordinaria come quella di Carlo Azeglio Ciampi è costellata da centinaia di frasi, discorsi ed atti che rivelano il carattere, la sensibilità e la grandezza dell’uomo. Solo gli storici che si dedicano alle biografie potranno tentare di raccogliere tutti i pezzi di un mosaico tanto variopinto quanto multiforme come quello che rappresenta la lunga vita dell’ex Presidente della Repubblica recentemente scomparso.

Nella esistenza di persone come Ciampi, tuttavia, alcuni episodi restano nell’ombra, non brillano nel circuito dei mass media ancorché rivelino in realtà lo spirito dell’uomo e dello statista molto meglio di quanto possano fare apparizioni e discorsi ad uso del grande pubblico.

Al Presidente Ciampi si deve il merito, ad esempio, di avere contribuito a sottrarre il potere di concedere la grazia, previsto dall’articolo 87 della Costituzione repubblicana, dalla nefasta influenza del potere politico (o più propriamente partitico) per ricondurlo invece alle specifiche attribuzioni di un organo super partes qual è il Capo dello Stato.

Nel 2004 Ciampi si era determinato a concedere la grazia per ragioni umanitarie ad Ovidio Bompressi condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del  Commissario Calabresi, e, per tale ragione, aveva chiesto all’allora Ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, di predisporre l’apposito provvedimento che secondo l’articolo 89 della Costituzione deve essere sottoscritto tanto dal Guardasigilli quanto dal Capo dello Stato.

Castelli aveva opposto un netto e deciso rifiuto ritenendo che ragioni costituzionali e di merito impedissero di concedere la grazia a Bompressi e che il potere di emanare il provvedimento di clemenza rientrasse nell’ambito dell’indirizzo politico del Governo. Il Ministro della Giustizia, in sostanza, si faceva portavoce di quella corrente di pensiero che riteneva spettasse anche al Governo (e non solo al Presidente della Repubblica) il potere di valutare l’opportunità politica di concedere la grazia ora a questo o quel detenuto condannato con sentenza definitiva. Per ragioni di “merito” a Bompressi no, niente grazia, era l’opinione del Governo di allora.

Il Presidente Ciampi decise di non demordere e sollevò conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale contro il Ministro guardasigilli, affermando che il potere di grazia è prerogativa esclusiva del Capo dello Stato che deve essere esercitata prevalentemente per ragioni umanitarie e che essa fuoriesce dall’ambito dell’indirizzo politico la cui attuazione spetta al Governo su delega della contingente maggioranza parlamentare che gli accorda la fiducia.

Il potere di concedere la grazia, in definitiva, per Ciampi non poteva assumere i connotati di un provvedimento di parte che questo o quel Governo si determinava a concedere per convenienze di schieramento politico, ma doveva rientrare nell’ambito delle attribuzioni di un organo super partes che rappresenta l’intera Nazione.

La Corte costituzionale con la sentenza n. 200/2006 diede ragione a Ciampi ritenendo che “una volta recuperato l’atto di clemenza alla sua funzione di mitigare o elidere il trattamento sanzionatorio per eccezionali ragioni umanitarie, risulta evidente la necessità di riconoscere nell’esercizio di tale potere – conformemente anche alla lettera dell’art. 87, undicesimo comma, Cost. – una potestà decisionale del Capo dello Stato, quale organo super partes, «rappresentante dell’unità nazionale», estraneo a quello che viene definito il “circuito” dell’indirizzo politico-governativo, e che in modo imparziale è chiamato ad apprezzare la sussistenza in concreto dei presupposti umanitari che giustificano l’adozione del provvedimento di clemenza.

L’ex governatore della Banca di’Italia in veste di Capo dello Stato fece uso del potere di grazia per ben 114 volte, molto meno di quanto lo esercitarono Scalfaro (339), Cossiga (1.395), Pertini (6.095), ma più di Napolitano (23) che poi portò a compimento l’intento del suo predecessore concedendo la grazia ad Ovidio Bompressi.

Al netto di ogni ulteriore considerazione sui nominativi di coloro che beneficiarono del provvedimento di grazia e di quelli che ne rimasero esclusi (Adriano Sofri), al Presidente Ciampi va riconosciuto il grande merito di avere lottato per un principio di civiltà giuridica: la clemenza non può essere piegata alle convenienze di parte.



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