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Come cambiare l’Italicum

Ho letto le recenti dichiarazioni del ministro alle Riforme, Maria Elena Boschi, e provo a raccogliere il suo appello a proporre modifiche all’Italicum e dico, dunque, la mia su come cambiarlo.

La legge elettorale Italicum ha l’obiettivo di dare governabilità. Il valore positivo della governabilità non è da tutti riconosciuto, in quanto si teme che sia il preludio all’autoritarismo. La governabilità, invece, è un valore positivo che garantisce stabilità e consente a un partito di governare e realizzare, nei 5 anni di legislatura, il programma per il quale gli elettori lo hanno scelto. E’ uno strumento di chiarezza e aiuta ad assegnare le giuste responsabilità di governo. Infatti, tanti sistemi democratici hanno a cuore la governabilità che garantiscono, ad esempio, con un modello presidenziale o con un forte premeriato.

E’, però, possibile garantire la governabilità anche in un sistema parlamentare quale quello italiano. Questo è possibile assegnando un premio di maggioranza, ora fissato al 54 per cento dei seggi, al partito più rappresentativo definito come la lista che supera il 40 per cento dei voti validi. Se questo non avviene l’Italicum propone un secondo turno di ballottaggio fra le due liste che hanno preso il maggior numero di voti validi. Chi raggiunge il maggior numero di voti fra queste due liste avrà assegnato il premio di maggioranza.
Questo meccanismo va mantenuto anche se, va detto, come è ora realizzato, agisce bene solo in un sistema bipolare. Infatti serve a costringere una minoranza degli elettori, ovvero quelli che non hanno votato le prime due liste, a decidere quale di queste sia la più adatta a governare.

Considerando, però, che la realtà politica italiana attualmente è tripolare occorre rendere possibile che il ballottaggio sia fra le prime tre forze politiche, quelle con maggiore consenso elettorale; altrimenti si rischia di costringere gli elettori che non hanno votato le prime due liste, e che pure sono invece la maggioranza, di scegliere solo fra le prime due. Questa opzione a tre, però, non è da applicare sempre e comunque, ma solo se le prime due liste non sono sufficientemente rappresentative del corpo elettorale.

In concreto la mia proposta di modifica all’Italicum è la seguente: nel caso in cui al primo turno nessuna lista superasse la soglia del 40 per cento, si procederebbe a un secondo turno di ballottaggio fra le prime due liste se la somma dei loro voti raggiunge o supera la soglia del 70 per cento dei voti validi, altrimenti il ballottaggio fra le prime tre liste. Con questa disposizione nel caso di sistema bipolare si procederebbe al più classico ballottaggio a due, altrimenti nel caso di sistema tripolare, si procederebbe al ballottaggio a tre liste.
Se consideriamo le ultime tornate elettorali con questo sistema si può dire che nelle elezioni del 2013 si sarebbe proceduto col ballottaggio a tre (M5S, Pd e Pdl) in quanto le prime due liste non raggiunsero insieme il 70 per cento, nelle elezioni 2008, invece, si sarebbe proceduto col ballottaggio a due, in quanto Pd e Pdl insieme hanno superato seppur di poco il 70 per cento. Effettivamente, nel 2013 eravamo in un sistema tripolare, mentre nel 2008 in un sistema bipolare (non era ancora nato il M5S).

Questo sistema, quindi, consente di individuare bene il sistema bipolare o tripolare evitando di lasciare gli elettori con insufficienti possibilità di scelta. Ricordiamo infatti che, come è congegnato ora, il ballottaggio fra le prime due liste rischia di lasciare la maggioranza degli elettori senza la possibilità di ribadire la loro scelta espressa al primo turno.
Qualcuno potrebbe domandarsi, però, perché proprio la soglia del 70 per cento per procedere al ballottaggio a due? Considerando che attualmente il 75-80 per cento degli aventi diritto al voto in Italia si recano al voto allora avere il consenso del 70 per cento dei voti corrisponde a oltre il 50 per cento del totale degli aventi diritto. Le due liste quindi, che raggiungono insieme il 70 per cento dei voti, sono non solo le liste più rappresentative in relazione ai votanti ma rappresentano anche la maggioranza assoluta degli aventi diritto.

Altre modifiche che ritengo necessario introdurre sono le seguenti.

Il premio di maggioranza, come già detto, garantisce la governabilità ovvero un sufficiente margine di seggi alla lista più votata dagli italiani per poter governare. Raggiunto questo importante obiettivo che altri sistemi elettorali, ad esempio il sistema proporzionale puro, non garantiscono è, però, inutile comprimere ulteriormente la rappresentatività con lo sbarramento del 3 per cento per la assegnazione dei seggi. Questo sbarramento va rimosso.

La assegnazione del seggio (in uno dei 100 collegi in cui viene divisa l’Italia) in primo luogo al capolista non rispetta la piena facoltà di scelta degli eletti da parte degli elettori. Inoltre potendosi candidare in più collegi, consente a questo pluri-capolista di scegliere in quale collegio accettare il seggio e in quale no decidendo lui chi altri far entrare in Parlamento. Si toglie la facoltà di scelta agli elettori su chi li rappresenterà in Parlamento e la si cede a un singolo, per quanto eletto. Non è una disposizione logica, viene percepita iniqua e va abolita. I seggi vanno assegnati a chi raccoglie più preferenze, quindi a chi ha più consenso popolare.


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