Il romano Teatro Golden ha inaugurato la stagione 2016/2017 con “L’inquilina del piano di sopra” di Pierre Chesnot, interpretato da Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero. Diciamo subito con franchezza che il testo è di un’esilità a tratti puerile: una commedia costruita su tipici meccanismi a orologeria e facili battute all’insegna dei buoni sentimenti, come nella più scontata comicità francese, e resa ancor più vintage dall’adattamento di Stefano Artisunche, che ha mantenuto immutata l’ambientazione nella Parigi degli anni ’90. Queste fragilità, però, non hanno certo condizionato il pubblico, almeno quello della prima – composto in gran parte da giornalisti e da colleghi tra i quali altri Edy Angelillo e Giovanni Ferreri – che ha sommerso i due protagonisti di risate, applausi a scena aperta e richiami in scena.
La trionfale serata della sala capitolina diventa così, nel suo piccolo, un paradigma di ciò che è diventato il teatro oggi. Consente una piccola riflessione sul ruolo assunto da questa forma di spettacolo, inopinatamente sopravvissuta alle continue profezie di morte lanciate dalle cassandre della critica nei decenni scorsi grazie a una sorta di mutazione genetica: da genere colto, alto, borghese e rivoluzionario, si è trasformata in un passatempo popolare e periferico; da cantiere di analisi sociale e di riflessione sul mutamento dei costumi a nostalgico archivio di un umorismo così tranquillante che non troverebbe forse ospitalità neppure nel mainstream televisivo.
Soltanto a Roma sono attive diverse sale che, alla pari del citato Golden, puntano sul sicuro del cartellone brillante, della pochade, così come un tempo nei cartelloni si ripetevano senza quasi variazioni i classici greci e Pirandello puntando, se proprio si voleva andare sul comico, su Goldoni e su Molière. Oggi siamo quasi tornati a Feydeau. E sempre più spesso ci si imbatte in monologhi e duetti, operine che consentono un allestimento relativamente economico con testi di pronta beva che, vedi “L’inquilina del piano di sopra”, assicurano alla platea una pausa di buonumore senza troppi pensieri. Altro elemento da non sottovalutare, il teatro piace perché consente di avere a qualche metro di distanza attori noti come facce televisive, professionisti seri ma condannati dal grande e dal piccolo schermo a ruoli di caratteristi o comprimari, che possono godere del loro momento di protagonismo calcando il palcoscenico live. Paradigmatici anche da questo punto di vista Gaia De Laurentiis, ex conduttrice mai esplosa come volto televisivo nonostante gli ottimi esordi con “Target” e “Ciro”, e Ugo Dighero, fondatore dei Broncoviz ed esilarante protagonista di Mai dire Gol, per anni sodale di Maurizio Crozza ma molto meno famoso di quest’ultimo (che ha avuto il fiuto di virare sulla satira politica).